Da venerdì 28 a domenica 30 aprile in scena otto compagnie
teatrali amatoriali alla XXVII edizione
della tradizionale Maratona locarnese, in scena al Teatro di Locarno.
Con questa edizione, si può dire che la
Maratona teatrale locarnese entra a pieno
titolo e con merito nella maturità.
Ancora una volta il comitato organizzativo, composto da appassionati volontari
dà, con questa lodevole manifestazione, a decine di amanti dell’arte
drammatica “momenti di gloria” a parziale ricompensa dei tanti sacrifici, che
hanno fatto per essere atti a calcare le scene. Scorrendo la locandina si
constata che la passione per fare teatro, recitare ed essere un altro per il periodo
di uno spettacolo esiste indistintamente in tutto il Ticino ed è anche presente
nelle regioni limitrofe. Infatti vi sono compagnie di Chiasso, Lugano,
Bellinzona, Banco e di Olona (Va), ma stranamente nessuna di Locarno! (Nessuno
è profeta in patria). La lingua delle pièces è l’italiano “classico” o
familiare e solo l’Atte di Lugano si confronta con il dialetto in “Garbüi d’una
famiglia Alargada” di Andreina Gavella, che non solo è l’autrice della commedia
brillante in due atti, ma anche la regista. L’esigua presenza di lavori in
dialetto, uno su otto, è dato dal caso oppure dal fatto che il dialetto
scompare anche dalle scene? Domanda alla quale è complicato rispondere. Io opto
per la seconda ipotesi. E devo anche dire che mi dispiace. Nella drammaturgia
il teatro vernacolare è quello che esprime in modo più genuino il rapporto con
il territorio. Ne è esempio probante il teatro napoletano ancor oggi fiorente
ed effervescente. Per il genere, la commedia brillante o meno è quella più
gettonata in quanto al pubblico piace vedere portate in scena le vicende della
vita quotidiana con realismo, leggerezza ed umorismo ed ama anche essere preso
in giro. Tra le più divertenti ed esilaranti su carta appaiono “Garbüi d’una
famiglia Alargada”, che con garbo scopre gli altarini di una famiglia numerosa,
nella quale nel bene e nel male le “femmine” hanno la supremazia. Accanto a
questa vale la pena di segnalare la chiave femminista sia di “Meravigliose”
l’atto unico di Maria Luisa Cregut portato in scena dalla compagnia Teatro
Giovani di Chiasso, sia ma in un altro registro, di “Lisistrata” dell’eccelso
drammaturgo greco Aristofane, nell’adattamento del conosciuto regista
professionista Gianni Lamanna.
Nella galleria dei commediografi accanto ai dilettanti e ai
semi professionisti il cartellone annovera pezzi da novanta della drammaturgia
mondiale quali: Bergmann, Fo, Molière e Aristofane in lavori celebri quali
“Scene da un matrimonio”, “Settimo: ruba un po’ meno”, “L’avaro” e
“Lisistrata”. Mi auguro che questi grandi del teatro siano stati trattati bene
dai registi e dagli attori. C’è un’attesa particolare per “Natale al basilico”
di Valerio Di Piramo nella presentazione della compagnia I Blackout di Lugano,
che nella commedia brillante in due atti ha come protagonisti sette attori “inusuali”:
quattro ciechi, due ipovedenti e un vedente in situazioni intriganti
particolari e in completa autonomia di movimenti.
Cartellone di peso quello della XXVII edizione del teatro
amatoriale della Svizzera italiana che attende un pubblico che mi auguro
numeroso.
Di Augusto Orsi
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