Complice
anche una magnifica domenica mattina d’autunno, io e mia figlia Anita di
8 anni abbiamo proprio apprezzato il percorso teatrale I segni dei sogni, attraverso il parco del Monte Verità di
Ascona, seguendo le magiche parole e i sapienti gesti di Stefania Mariani della
compagnia Stagephotography.
Stefania Mariani |
Avvincente è la storia del Monte Verità e del percorso che l’ha portato a diventare centro culturale e di accoglienza, noto ben oltre i confini nazionali, e che invece poco più di un secolo fa era un ambiente bello dal punto di vista naturalistico, ma ancora molto simile a tanti altri luoghi della Svizzera. Ad inizio ‘900 un piccolo manipolo di sognatori idealisti si stabilisce dal Nord Europa sulla collina di Ascona, iniziando a coltivarla e lavorando duramente, per farne una comunità in cui regnino valori più genuini, più veri, da qui Monte Verità. Il sogno viene portato avanti in particolare da due di loro, l’olandese Henri Oedenkoven e la sua compagna Ida Hofmann, che lo trasformano in luogo di cura e fucina di artisti, proponendo vita sana e dieta vegana ante litteram. Quando la proprietà passa al ricco Barone tedesco von der Heydt, Monte Verità diventa un luogo di accoglienza di lusso, senza però perdere la sua vocazione artistica e soprattutto il suo magnifico parco e sotto questa forma arriva poi al Cantone, ormai piuttosto simile a come lo conosciamo oggi.
Stefania
Mariani ci racconta tutto questo, passeggiando di luogo in luogo nel bosco, in un’atmosfera
surreale con la luce che penetra attraverso le foglie creando strani giochi,
gli uccelli che cinguettano e di lontano il suono delle campane. Con maestria
di parole e gesti, siamo condotti alla scoperta di una storia poco conosciuta, ma
decisamente molto interessante. Lo spettacolo è coinvolgente non solo per la
bravura di Stefania, che a tratti ricorda nella gestualità e nella chiarezza di
linguaggio lo stile di una maestra della narrazione come Laura Curino, ma anche
perché il pubblico di adulti e bambini è spesso chiamato a partecipare
attivamente all’azione e la resa scenica dipende molto dal mettersi in gioco
degli spettatori.
La drammaturgia non è mai monotona, fatta anche di filastrocche e allegre rime di Bruno Tognolini e Antonio Catalano; scelti con cura anche gli oggetti scenici semplici ma d’effetto, piccoli numeri di giocoleria, bolle di sapone, fotografie, cappelli e valigie che ci riportano all’inizio del secolo scorso. Infine dopo aver assaporato il tè e giocato a decorare un piccolo giardino Zen, tutti grandi e piccoli abbiamo avuto voglia di tornare alla casa del tè, altro prezioso gioiello del Monte Verità.
I giardini Zen |
Grazie a Stefania Mariani, come fu per la ballerina Mary Wigman, che danzò nella natura per il coreografo Rudolf Laban, in una magnifica domenica mattina d’autunno anche noi ci siamo un po’ sentite “farfalle al Monte Verità”.
Le piante di Camelia Sinensis del Monte Verità e la casa del tè di Cristina Radi |
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