giovedì 27 settembre 2018

Il liberty di Alphonse Mucha a Palazzo Pallavicini di Bologna (29 settembre 2018 -20 gennaio 2019)

Da sabato 29 settembre 2018 per la prima volta a Bologna un’importante retrospettiva sull’opera di Alphonse Mucha, tra i più grandi interpreti dall’Art Nouveau; fino al 20 gennaio 2019 le meravigliose sale settecentesche di Palazzo Pallavicini (Via San Felice 24, Bologna) faranno da cornice a 80 tra le più celebri opere dell’artista ceco, di cui 27 esposte per la prima volta in Italia.


La mostra, organizzata da Chiara Campagnoli, Rubens Fogacci e Deborah Petroni della Pallavicini srl in collaborazione con Mucha Foundation e con la curatela di Tomoko Sato, pone uno sguardo inedito sull’opera del grande artista. Alphonse Mucha (1860-1939), fu uno dei più celebrati ed influenti artisti della Parigi fin-de-siècle, conosciuto ai più per le sue grafiche, come i cartelloni teatrali realizzati per l’attrice ‘superstar’ Sarah Bernhardt e le sue immagini pubblicitarie con donne eleganti ed attraenti. Mucha creò un suo stile ben definito – le style Mucha – caratterizzato da composizioni armoniose, forme sinuose, riferimenti alla natura e colori pacati, che divenne sinonimo dell’emergente stile decorativo del periodo, l’Art Nouveau.

Nonostante il potente impatto del suo stile, però, poco si è mai saputo delle idee sull’arte e l’estetica all’origine del suo lavoro. Il percorso espositivo, dal titolo Alphonse Mucha, esamina gli aspetti teorici delle sue opere, soprattutto il concetto di bellezza, principio centrale della sua arte. 


Con circa 80 opere, selezionate tra quelle della Fondazione Mucha, la mostra include alcuni tra i più iconici lavori dell’artista, poster e cartelloni del suo periodo parigino, e getta inoltre uno sguardo al linguaggio artistico con cui Alphonse Mucha espresse il suo nazionalismo una volta ritornato nella sua patria negli ultimi anni della sua vita.

La mostra si compone di tre sezioni tematiche: Donne - Icone e Muse, Le Style Mucha – Un Linguaggio Visivo, Bellezza-Il Potere dell’Ispirazione.

Donne - Icone e Muse, si apre con Gismonda, il primo vero manifesto disegnato da Mucha per Sarah Bernhardt. Nella sua rappresentazione della più grande attrice francese del periodo, l’artista ceco trasforma la “divina Sarah” in una dea bizantina. Il poster ricevette apprezzamenti immediati non appena apparve sui cartelloni di Parigi il 1° gennaio 1895. Il suo impatto visivo -con la sua elegante forma allungata ed i delicati toni pastello che rendevano sublime l’immagine dell’attrice ed il suo equilibrio tra semplicità e dettaglio–era impressionante nella sua originalità. 



Deliziata dal successo di questo manifesto, la Bernhardt offrì a Mucha un contratto per produrre le scenografie ed i costumi di scena, così come tutti i manifesti delle sue rappresentazioni teatrali. Durante questo contratto, che andò dal 1895 al 1900, Mucha produsse altri sei manifesti per gli spettacoli della Bernhardt, tra cui La dama delle camelie (1896), Lorenzaccio (1896) e La Samaritana (1897). 



Il successo della Gismonda portò a Mucha anche numerose commissioni per disegnare manifesti pubblicitari, tra cui quelli per marche famose come JOB (carta per sigarette), Lefèvre-Utile (biscotti) and Waverley (biciclette americane). La sezione include principalmente due gruppi di opere: manifesti teatrali su Sarah Bernhardt e manifesti pubblicitari per prodotti commerciali. Studiando attentamente questi lavori si esplorano le strategie artistiche di Mucha, specialmente il suo impiego di bellissime donne come icone e veicoli di messaggi commerciali. La mostra include inoltre alcune confezioni e copertine di riviste.

La seconda sezione ha come titolo Le Style Mucha – Un Linguaggio Visivo.

Al tempo di Mucha, il concetto di “arte” subì un cambiamento rivoluzionario con l’avvento del modernismo ed anche la nozione classica di “bellezza”, uno dei fondamenti dell’arte, fu messa alla prova e mutò fino ad abbracciare nuove idee e forme. In un tale momento di fermento, Mucha cominciò la sua ricerca sul valore universale ed immutabile dell’arte e giunse alla conclusione che l’obiettivo ultimo della stessa fosse l’espressione della bellezza, che poteva a suo parere essere raggiunta solo attraverso l’armonia tra contenuti interni (idee, messaggi) e forme esterne. Come scrisse nei suoi appunti di professore, che sono stati pubblicati postumi come Lezioni sull’Arte (1975), il ruolo dell’artista è quello di ispirare la gente tramite la bellezza armoniosa delle sue opere e di elevare la loro qualità di vita attraverso la sua arte. Per raggiungere questo obiettivo, Mucha sviluppò una particolare e caratteristica formula artistica, un nuovo linguaggio comunicativo, che utilizzava l’immagine di una donna – simbolo del suo messaggio di bellezza – insieme a fiori ed altri elementi decorativi, tratti dalla tradizione folcloristica ceca e di altre culture esotiche. Per Mucha, i manifesti ornamentali (panneaux décoratifs) erano il mezzo ideale per realizzare la sua aspirazione. Introdotti per la prima volta da Mucha e dal suo editore, F. Champenois, questi manifesti erano per la maggior parte privi di testo e realizzati per puro scopo decorativo; prodotti in grandi quantità furono subito disponibili per un’ampia fetta di pubblico, diventando così una forma d’arte alternativa che poteva essere sfoggiata anche dalle famiglie più ordinarie. Di questi manifesti, Mucha scrisse poi: “Sono stato felice di essere coinvolto in una forma d’arte destinata alla gente e non ai soli salotti eleganti. Arte poco costosa, accessibile al grande pubblico e che ha trovato dimora nelle abitazioni più povere così come nei circoli più influenti.” La sezione presenta alcuni manifesti decorativi di Mucha ed esplora le idee dietro questi lavori, studiando le caratteristiche della sua cifra stilistica. Include inoltre i fondamentali manuali di decorazione di Mucha, Documents Décoratifs (1902) e Figures Décoratives (1905). 


La sezione 3-Bellezza-Il potere dell'ispirazione- chiude il percorso espositivo.

Mucha ritornò in patria a Praga nel 1910 per realizzare il suo sogno di impegnarsi attivamente per la libertà politica del suo Paese, impegno che culminò nella realizzazione della sua opera d’arte, Epopea Slava (1912-1926) ed altri lavori che dovevano ispirare l’unità spirituale dei popoli slavi.

La sezione finale mostra esempi degli ultimi lavori di Mucha, esplorando come le style Mucha si fosse evoluto nell’arte della creazione del messaggio. Le opere in mostra in quest’ultima sezione includono studi per la decorazione dell’allora nuovo Municipio di Praga, così come il manifesto per la mostra Epopea Slava, tenuta a Praga e Brno nel decimo anniversario della nascita della Cecoslovacchia.

Palazzo Pallavicini è un’elegante dimora settecentesca, originaria però del XV secolo, nel cuore della Bologna antica. Abitata in passato da grandi famiglie nobili, nel 1770 accolse l’esibizione dell’allora quattordicenne fanciullo prodigio Wolfgang Amadeus Mozart. Oggi il Palazzo è sede di esposizioni museali e di eventi.

Titolo: Alphonse Mucha
A cura di: Tomoko Sato
Promosso da: Pallavicini s.r.l. e Mucha Foundation
Dove: Palazzo Pallavicini, Via San Felice 24, Bologna 
Quando: 29 settembre 2018 - 20 gennaio 2019
Orari di apertura: Aperto da giovedì a domenica dalle 11.00 alle 20.00
Chiuso il lunedì, martedì e mercoledì.

Aperture straordinarie 26 dicembre, 31 dicembre (ore 16.00 ultimo ingresso), 1 gennaio (dalle 14.00), 2 gennaio

Sono previste:
Serate di Brindisi a Palazzo con visita alla mostra e a tutto il Palazzo 
Visite guidate alla mostra (durata visita 75 minuti ca), a cura dell'associazione Didasco, di Michela Cavina e Ilaria Francia 

per le date consulta il sito
https://www.palazzopallavicini.com/

info, costi e prenotazioni cell: 348/1431230 (pomeriggio) 


di Anna Maria Manera




lunedì 17 settembre 2018

Sandro Chia espone alla Pinacoteca Casa Rusca di Locarno fino al 6 gennaio

Colori violenti e accesi, pennellate intense e pastose sono i protagonisti dei 50 dipinti di grande formato della mostra dedicata al pittore italiano Sandro Chia, che la Pinacoteca Casa Rusca di Locarno propone con la curatela di Rudy Chiappini, per questo ultimo scorcio di anno, fino al 6 gennaio 2018.

The Acrobats, 2004 / Olio su tela 162 X 130 cm, Collezione privata
Ancora una volta la scelta è stata dettata dal desiderio di mostrare al pubblico in Ticino, artisti della contemporaneità che mai prima hanno esposto in territorio svizzero. In mostra opere per lo più del periodo che va dagli anni ’80 fino ai primi anni del 2000, anni assai prolifici per l’artista fiorentino. Una pittura molto figurativa, dai cromatismi acidi, irreali; al centro dei dipinti, corpi ingombranti di grandi dimensioni, che fanno dell’artista toscano uno dei protagonisti della Transavanguardia, che ebbe il suo culmine negli anni ’80 del Novecento, e di cui fecero parte pittori italiani come Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Mimmo Paladino, con Achille Bonito Oliva come critico e teorico del movimento. Nella sua carriera Chia si dedica per lo più alla pittura, più o meno materica a seconda delle opere, ma è aperto anche alle sperimentazioni: in mostra troviamo due sculture bronzee, che strizzano l’occhio ai Kouroi greci per la postura e l’espressione eterea, ma nel suo percorso artistico si confronta anche con tecniche meno diffuse come il mosaico, tanto che il MAR di Ravenna gli dedicò diversi anni fa una mostra personale.

Leave the artist alone, 1985, Olio su tela 165 X 255 cm / Collezione D'Ercole, Roma
Attraverso il corpus delle sue opere emerge un messaggio chiaro: al centro si situa l’artista con la sua individualità, fisicità, il suo istinto, il suo mondo tra reale e onirico, e la volontà di fissare l’attimo restituendo però anche una visione che abbraccia l’esistenza. Le figure pur sempre così massicce, hanno una vaga pensosità, che ne delinea una certa qual leggerezza. Figure per lo più solitarie, sospese in paesaggi indefinibili, dai colori irreali. I soggetti sono fra i più vari ed attingono alla parte più inconscia dell’autore, ma anche a sue letture, episodi di vita quotidiana, spunti dalla modernità, riferimenti a fatti o persone a volte con una punta di ironia e canzonatura: il tutto rielaborato, rimasticato e raffigurato secondo il metro personale del suo pennello. Così come richiami più o meno manifesti vanno all’arte che lo ha preceduto, dal mondo antico ai maestri del Rinascimento, dall’espressionismo tedesco del ‘900 fino a Chagal, De Chirico, Carrà. Soggetto spesso rappresentato è lui stesso con le sue ansie, malinconie, solitudini, ispirazioni. L’artista come metro della sua pittura.

The angel and his pig, 2006 / Olio su tela 170 X 150 cm, Collezione privata

Bio

Sandro Chia
Nasce a Firenze il 20 Aprile 1946 dove frequenta l'Istituto d'Arte e successivamente l'Accademia di Belle Arti. Nel 1970 lascia Firenze e si stabilisce a Roma, dove nel 1971 ha luogo la sua prima personale presso la Galleria La Salita. Tra il 1971 e il 1975 compie parecchi viaggi in Oriente ed in Europa.  Attorno al 1976 il suo lavoro ha una svolta, abbandonando le sperimentazioni concettuali per rimettere mano ai mezzi della pittura e del disegno. Nel 1980 espone alla sezione "Aperto 80" alla Biennale di Venezia insieme agli altri esponenti della Transavanguardia, corrente artistica nata in Italia nel 1980, caratterizzata dall’immediatezza ed, in alcuni casi, dalla “brutalità” del segno pittorico, dalla “corposità” dell’impatto cromatico e dai colori violenti. Nello stesso anno si reca a New York dove espone con una personale alla Galleria Sperone WestWater Fischer, dopodiché si trasferisce nella Grande Mela, lavorando tra l’America e l’Italia. Dal 1982 comincia a dedicarsi alla scultura. Nel 1984 partecipa alla XLI Biennale di Venezia nella sezione "Arte allo Specchio". In pittura Sandro Chia ammira e guarda a Maestri del passato quali Tiziano, Masaccio, Tintoretto, Lotto, Michelangelo, e tra i contemporanei De Chirico, Lèger, Cèzanne, Picasso, Chagall, che rielabora ed assorbe nella sua idea dell'arte che ricerca in se stessa i motivi della propria esistenza. Durante gli anni Ottanta il suo lavoro è stato esposto presso gallerie e musei di importanza internazionale in Italia e all'estero. Nel 1984 e nel 1989 partecipa alla Biennale di Venezia nella sezione "Arte allo Specchio", in numerosi musei in tutto il mondo quali il Castello di Rivoli, il Solomon R. Guggenheim di New York nel 1983, il Metropolitan Museum of Art di New York nel 1984, Villa Medici a Roma nel 1995. Nel '99, nell'ambito della Mostra sulla Pop-Art (Chiostro del Bramante, Roma) presenta ritratti di artisti italiani di quella corrente. Nel giugno del '99 inaugura una mostra di ritratti d'artista alla Galleria Gian Enzo Sperone di Roma. 
Attualmente vive e lavora a New York soggiornando spesso in Italia a Montalcino nel Castello Romitorio, di sua proprietà, dove è anche produttore di vino.

Sandro Chia
mostra personale
fino al 6 gennaio 2019

di Cristina Radi




martedì 11 settembre 2018

Ammutinamenti 2018 a Ravenna fino al 18 settembre, Festival di danza urbana e d’autore

Fino al 18 settembre 2018 Ravenna accoglie la XX edizione di Ammutinamenti - festival di danza urbana e d’autore, a cura dell’Associazione CANTIERI.



Ammutinamenti è ideato e guidato da Selina Bassini e Monica Francia, da quest'anno affiancate nella direzione artistica dal team di giovani curatrici, cresciute professionalmente all'interno dell'associazione Cantieri e che ne hanno condiviso valori e visioni.

Il fulcro del Festival è da sempre la Vetrina della giovane danza d’autore (13 - 15 settembre). Protagonisti giovani autori e compagnie emergenti, selezionati dai più importanti operatori della danza nazionale che fanno parte della rete Anticorpi XL. Dal 2007 la Vetrina della Giovane Danza d’Autore è la prima azione del Network Anticorpi XL, la rete dedicata alla giovane danza d’autore, che attualmente coinvolge 37 operatori di 15 regioni. La Vetrina ha permesso di far emergere la vitalità della danza italiana e dei nuovi autori, che si sono via via affermati sulla scena. Ha rappresentato – soprattutto grazie alla struttura del Network e alla sua inevitabile forza politica - il terreno di coltura di un nuovo sistema-danza in grado di rappresentare le istanze più nuovo e di dar voce e visibilità alle realtà produttive meno sostenute.


Partecipano alla Vetrina i giovani coreografi provenienti da tutta Italia: Aristide Rontini, Luna Cenere, Daria Menichetti, Greta Francolini, Giuseppe Vincent Giampino, Sara Pischedda, Arianna Rodeghiero, Sara Sguotti, Stellario Di Blasi, Daniele Salvitto e Federica Francese, Sabrina Fraternali, Gennaro Andrea Lauro. Gli spettacoli della Vetrina sono ospitati in luoghi storici ed inediti della città come la Biblioteca Classense e le Artificerie Almagià.

Agli spettacoli della Vetrina si alternano spettacoli e performance dei coreografi e delle coreografe: Silvia Gribaudi, Enzo Cosimi, Stella Ariadne Spyrou, Francesco Capuano e Nicola Picardi, gruppo nanou, Daniele Ninarello, Andrea Costanzo Martini e Daniele Albanese.

La coreografa Silvia Gribaudi presenta al festival R.Osa – 10 esercizi per nuovi virtuosismi, lo spettacolo rivelazione del 2017 (finalista Premio Ubu 2017 - Miglior spettacolo di danza 2017, finalista Premio Rete Critica 2017), in scena una strepitosa Claudia Marsicano (vincitrice Premio Ubu 2017 come miglior attrice/performer under 35). R.Osa è una performance che si inserisce nel filone poetico di Silvia Gribaudi, coreografa che con ironia dissacrante porta in scena l’espressione del corpo, della donna e del ruolo sociale che esso occupa con un linguaggio “informale” nella relazione con il pubblico (10 settembre, ore 21 - Artificerie Almagià). Silvia Gribaudi conduce – insieme a Matteo Maffesanti - anche il laboratorio Oggi è il mio giorno, con cittadini e cittadine, il cui esito va in scena domenica 16 settembre (ore 17 - Artificerie Almagià).

Sara Pischedda

Enzo Cosimi presenta Sopra di me il diluvio, intensamente interpretato dalla danzatrice Paola Lattanzi. Lo spettacolo intende dare spazio ad un’arte della coreografia rigorosa, attraverso la quale indirizzare una riflessione sul mondo in cui viviamo in rapporto alla natura e amplifica attraverso la scrittura coreografica fenomeni naturali che diamo per scontati e che sconfinano in una sorta di metafisica del corpo (11 settembre, ore 21 - Artificerie Almagià).

La coreografa greca Stella Ariadne Spyrou presenta il coinvolgente òMNIRA, nella scenografica Piazza San Francesco il cuore storico della città dei mosaici (8 settembre, ore 17.30). La performance trae ispirazione dal monologo di Ritsos in "Farewell", composto nel marzo 1957, momento in cui l’eroica morte del ribelle cipriota Afxentiou piombò come un fulmine su tutte le persone che credevano negli ideali democratici. Nel dialetto africano Yorubá, "Ómnira" significa liberazione. In "Farewell", Yiannis Ritsos descrive nel suo modo unico e particolare la lotta interiore del nostro eroe e il suo percorso verso l’auto-consapevolezza.

La compagnia ravennate gruppo nanou presenta Alphabet: metodo, negli spazi unici della Sala del Mosaico della Biblioteca Classense, apertura pubblica del laboratorio condotto con allievi e allieve delle scuole di danza di Ravenna e selezionati con una prima audizione. gruppo nanou nasce a Ravenna nel luglio del 2004 come luogo di incontro dei diversi linguaggi e sensibilità che caratterizzano la ricerca artistica di Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci e Roberto Rettura (apertura pubblica del progetto 16 settembre, ore 15 e in replica ore 16).

In cartellone, Prove d’autore XL l'azione promossa dal Network Anticorpi XL che dà a coreografi emergenti della scena coreutica contemporanea italiana la possibilità di misurare le proprie capacità autoriali confrontandosi con l’ideazione e la scrittura coreografica per ensemble numerosi. L'azione, quest'anno, ha visto un ulteriore sviluppo, maturato dal crescente interesse nei confronti del progetto: sono infatti tre le compagnie che hanno lavorato con i coreografi selezionati dai partner della rete. Daniele Ninarello presenta il suo lavoro con i danzatori della MM Contemporary Dance Company (14 settembre, ore 22.15 - Artificerie Almagià); Andrea Costanzo Martini lo presenta con i danzatori del Balletto di Roma (15 settembre, ore 19 – Teatro Rasi); mentre il coreografo Daniele Albanese mette in scena i danzatori del Balletto di Toscana Junior (15 settembre, ore 22.15 – Artificerie Almagià).

Arricchisce il Festival “Le danze delle residenze - racconti e visioni dai percorsi di residenza dei coreografi selezionati per ResiDance XL”: dialoghi a cura di Francesca Giuliani, con Daniele Albanese, Chiara Bersani, CIE MF Maxime&Francesco, Enzo Cosimi, Marco D’Agostin, Olimpia Fortuni e Silvia Gribaudi (14 settembre, ore 15.30 - Teatro Rasi).

In occasione dei XX anni di Ammutinamenti verrà presentato il volume: "La rete che danza - Azioni del Network Anticorpi XL per una cultura della danza d’autore in Italia 2015-2017" a cura di Fabio Acca e Alessandro Pontremoli (15 settembre ore 17 – Biblioteca Classense, Sala Dantesca). Il libro consiste in una raccolta di conversazioni e testimonianze di operatori e artisti che, tra il 2015 e il 2017, sono stati protagonisti dei progetti e delle azioni di Rete. Una rassegna che, sebbene parziale e certamente incompleta rispetto al volume di lavoro del Network, consente di mettere a fuoco intenti e risultati, sia in termini di politiche culturali, sia in termini di trasformazioni di linguaggio.

Ammutinamenti si conclude il 18 settembre con Compito in piazza, dimostrazioni urbane dei laboratori CorpoGiochi a Scuola con gli allievi delle scuole Primarie e Secondarie del Comune di Ravenna (ore 10.30, Piazza del Popolo). Dalle ore 11.30 ci sarà la presentazione di Almanacco CorpoGiochi 2018 in Residenza Comunale.

Attraversa il Festival il progetto Nuove Traiettorie (8 - 16 settembre), azione del Network XL: una comunità artistica di formazione di coreografi emergenti caratterizzato da incontri, confronti, allenamenti e visioni di spettacoli.

Info e prenotazioni:  0039 0544 251966 / 320 9552632

www.festivalammutinamenti.org

info@festivalammutinamenti.org

Facebook: Festival Ammutinamenti – Cantieridanza

Twitter: cantieridanza

Instagram: cantieridanza

di Rossella Gibellini