lunedì 30 aprile 2018

3 idee per un fine settimana ricco di proposte: 5 e 6 maggio 2018

Con l’arrivo della bella stagione, l’offerta di eventi per lo più all’aperto si moltiplica a dismisura e a volte si è costretti a scegliere fra diverse cose che ci piacerebbe ugualmente fare.



Per il fine settimana del 5 e 6 maggio vi volevo proporre un percorso di diverse iniziative, a cui anche io vorrei partecipare e che avendo il "physique du rôle" si possono fare tutte senza dover rinunciare a qualcosa. 

A cominciare dalla mattina del 5 maggio, possiamo trovarci alle 11.00 alla scoperta dei Grotti di Ponte Brolla, che sono ancora sconosciuti ai più perché per lo più appartengono a privati.
Per l’occasione sono stati infatti stati aperti per ospitare lo spettacolo di teatro, musica e conoscenza del territorio, del ciclo Antenati con le radici, dedicato ai Mestieri e misteri legati alla natura e alle leggende locali.
Lo spettacolo che si svolge in gruppi, a tappe seguendo un percorso fino alla festa finale, è adatto ad pubblico di ogni età anzi consigliato da vedere con la famiglia, ad entrata libera, ed è annullato solo in caso di forte pioggia. 
Il progetto è a cura del Teatro dei Fauni, diretto da Santuzza Oberholzer e fa parte della rassegna OSA!, in collaborazione con il Progetto Parco Nazionale del Locarnese.

Per info: www.teatro-fauni.ch
fauni@teatro-fauni.ch, Tel. 079 331 35 56


Nel fine settimana del 5 e 6 maggio poi ci sono ben 21 Caseifici Aperti, dalle 10 alle 17, in tutto il Ticino. Un’iniziativa, che col favore della meteo, riscuote giustamente sempre un grande successo di pubblico. Tante le aziende agricole e i caseifici che aprono le porte e moltissime e diversificate le proposte: dalle dimostrazioni di mungitura in stalla, pranzi insieme con specialità locali, piccoli laboratori per i bambini, musica ecc. Anche questa una bella occasione per stare con la famiglia in posti sempre molto piacevoli, a contatto con la montagna e la campagna. 
Per l’elenco dei caseifici aperti consultare il sito: www.caseificiaperti.ch

Se non siete ancora stanchi e nel tardo pomeriggio volete ascoltare un po’ di musica, sabato 5 maggio alle 18.00 al Centro La Torre di Losone, ci sarà LUCAS, un racconto musicale in un unico atto ideato e suonato dalla MiniBanda degli allievi della Società Filarmonica Losone e dell'Unione Filarmoniche Asconesi e musicato da Simone Cernuschi. 
Dirige la MiniBanda il maestro Azem Masurica. Il racconto sarà rappresentato da un gruppo di ragazzi di Scuola Media che animano la Notte del Racconto o che frequentano il Centro Giovanile di Losone. L’entrata è libera.


di Cristina Radi



venerdì 27 aprile 2018

Uno sguardo differente: un Picasso sui conti della spesa

Certe volte si ha proprio l’impressione che le cose non capitino per caso. Mentre andavo al LAC di Lugano per visitare la mostra Uno sguardo differente dedicata al Picasso meno sconosciuto, ascoltavo la radio come sempre sintonizzata sulla Rete due, il canale culturale della RSI. Domenica mattina va in onda Voci dipinte, trasmissione dedicata all’arte. La conduttrice Emanuela Burgazzoli rifletteva con i suoi ospiti di come ci sia sempre più interesse anche da parte del grande pubblico, oltre che all’opera d’arte finita, anche al processo creativo, che segue un artista. E questo perché il bozzetto, la materia appena plasmata è più vicina all’idea primigenia, che poi ad opera finita spesso scompare, trasformandosi in altro.

Violino, Parigi 1915

Visitando la mostra del LAC, mi sono resa conto di quanto questo fosse sostanzialmente giusto. Qui sono esposti soprattutto bozzetti, appunti, note che Picasso faceva in continuazione con la mente sempre in eruzione allo stato magmatico, disegnando ovunque gli capitava. Tra le 120 opere in mostra, si trova persino un disegno fatto sui conti della spesa, il che è esilarante e sorprendente per il visitatore perché ci mostra il Pablo più quotidiano, l’uomo comune alle prese con i problemi degli esseri mortali.

Bicchiere, giornale e pera, 1914-1915

Le opere esposte provengono dal Musée national Picasso di Parigi, dove sono state raccolte moltissime delle sue 100mila opere prodotte in 80 anni di attività ininterrotta, che ha richiesto un immane lavoro di catalogazione da parte di esperti dello Stato francese. La mostra del LAC è a cura di Carmen Giménez, una delle massime esperte dell’artista spagnolo.

Pablo Picasso nel suo atelier
Della sterminata produzione picassiana, naturalmente solo alcune opere sono esposte più o meno regolarmente, molte si trovano negli archivi del Museo, impossibilitato ad esporre l’opera omnia. Per questo motivo mostre come queste, servono a farci entrare nelle pieghe dell’uomo e nei meandri dell’artista meno conosciuto.


La capra, Vallauris 1950

Accanto a disegni a china, matita, guazzo di piccolo formato, sono esposti bozzetti, studi per opere straordinarie come Les Demoiselles d'Avignon o Guernica. Ci sono poi le sculture, attraverso cui si percepisce ancora la mente innovatrice del genio dell’arte contemporanea con l’assemblaggio di materiali poveri e il riuso di oggetti di scarto, come nel violino cubista o nel bellissimo bronzo dedicato all’umile ma fiera capra incinta, dove il costato è strutturato su una vecchia cesta di vimini. Anche il collage, largamente usato dall’artista, fa parte di questa idea di prendere dei materiali per destrutturarli e trasformarli in altro, concetto attorno a cui ruota il cubismo con lo spostamento dei punti di vista.

Minotauro ferito, cavallo e figure, Juan-les-Pins, 1936 (studio per Guernica)


L’esposizione che ripercorre un periodo che va dal 1905 e al1967, contribuisce a chiarire ancora meglio che pur essendo stato il maestro del cubismo, Picasso fu fino all’ultimo uno sperimentatore in continuo rinnovamento, osservatore dell’arte e della realtà a lui contemporanea, producendo anche contemporaneamente opere dagli stili eterogenei.

Testa di donna, Fernande, Parigi 1909

I suoi lavori nascono spesso anche dalle emozioni e dagli accadimenti della vita, per cui troviamo ritratti e sculture di alcune delle sue compagne come la testa di Fernande del 1909, bronzea e pesante ispirata dalla scultura primitiva iberica, oppure la scultura del 1962 in lamiera tagliata della testa dell’ultima moglie Jacqueline, che anche nel suo stile cubista ha già qualcosa di pop, trasmettendo l’idea di una donna giovane e alla moda. Una freschezza e una leggerezza che si avverte nelle opere dell’ultimo Picasso, che forse con l’età aveva lasciato dietro di sé anche affanni e pesantezze.



Molto interessanti le visite guidate che ogni domenica alle 13.00 sono gratuite, previa prenotazione.

Sul sito www.masilugano.ch sono illustrate anche le molte iniziative collaterali legate alla mostra, tra cui aperitivi e pause pranzo artistiche, conferenze e laboratori.

Guarda la galleria fotografica delle opere in mostra

Uno sguardo differente
Fino al 17 giugno 2018
A cura di Carmen Giménez


Catalogo 
Edizione Casagrande, Bellinzona
Collana “MASI” Lugano
a cura di Carmen Giménez
Edizione Casagrande, Bellinzona
Collana “MASI” Lugano
Formato 26X28 cm
Pagine 216

Prezzo 62,00 euro

di Cristina Radi



mercoledì 25 aprile 2018

Maria Grazia Zaccheo. Pitture “da viaggio”

Una trentina di opere: acrilici e tecniche miste compongono la mostra di Maria Grazia Zaccheo alla Pasticceria Marnin di Piazza Sant’Antonio a Locarno, che verrà inaugurata giovedì 3 maggio alle ore 18.30.


L’esposizione sarà presentata dal Prof. Dario Bianchi.

Il dipingere di Maria Grazia Zaccheo, nasce da una passione per la pittura concretizzatasi dalla sua lunga frequentazione dell’atelier dell’artista Manlio Monti ai Saleggi. 

la pittrice Maria Grazia Zaccheo
Il suo astrattismo lirico è dominato da colori intensi e da atmosfere intimistiche. Tra le pitture “da viaggio”, piccolo formato, anche 5 acrilici di grandi dimensioni del 2017 mai esposti prima.

un'opera di Maria Grazia Zaccheo esposta in mostra


Pitture da viaggio
personale di Maria Grazia Zaccheo
Pasticceria Marnin
Piazza Sant'Antonio, Locarno
dal 3 maggio 2018
di Augusto Orsi





lunedì 23 aprile 2018

Volete rivivere l’esperienza di un villaggio del Medioevo? A Tremona si può

Il villaggio medioevale di Tremona, vicino Mendrisio, dal 2016 è un Parco archeologico a tutti gli effetti e presso l’ex casa comunale, che si trova a margine del paese, è stato allestito un Infopoint. 


Il villaggio medioevale di Tremona nella ricostruzione in 3D

Qui è possibile per i visitatori avere informazioni legate al parco e ai suoi dintorni, ma soprattutto noleggiare gli occhiali per sperimentare la visita con realtà aumentata, seguendo l’itinerario che accompagna alla scoperta della storia e dei modi di vita, di chi un tempo ha vissuto nel villaggio.
Sempre presso l’Infopoint è possibile ricevere le informazioni legate all’esperienza 3D e visionare alcuni filmati, che raccontano la storia degli scavi e del villaggio medioevale.
La visita con gli occhiali in 3D richiede circa un paio di ore di tempo.


La visita con la realtà aumentata
La realtà di questo parco, unico del Ticino, è da ricondurre all’importante lavoro svolto da ARAM – Associazione Ricerche archeologichemendrisiotto e dai molti volontari che per decenni hanno scavato sul posto, raccogliendo molti reperti che sono stati utili per scoprire pian piano la realtà di questo luogo.

L’altura di Tremona Castello si trova in posizione dominante rispetto ad importanti vie di transito, infatti da qui si controlla una rilevante parte del territorio circostante, costituito dal Mendrisiotto e dal Basso Ceresio, da una buona parte del Comasco e dal Varesotto.
Dalla sommità della collina, si potevano ricevere e trasmettere messaggi da e per i punti di segnalazione di Malnate, del Baradello, Velate e Rodero verso Rovio e altri della Valle d’Intelvi.

Le rovine dell'antico villaggio
Per questo motivo ha attirato l’attenzione dell’uomo in varie epoche, come testimoniano i numerosi reperti e le strutture che affiorano in superficie. Sebbene le testimonianze storiche dirette siano piuttosto scarse, le ricche vicissitudini dei territori circostanti permettono di intuire indirettamente la situazione storica più recente di Tremona Castello, quella che riguarda i secoli dell’Alto e soprattutto del Basso Medioevo.
L’insediamento medievale si è ben conservato nella sua struttura, perché è stato abbandonato nel Basso Medioevo.


Fonte della parte storica del testo il sito di ARAM, aram-ti.ch

di Cristina Radi

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lunedì 16 aprile 2018

Al LAC di Lugano arriva Slava’s Snowshow, dove lo stupore dei più piccoli è contagioso

Qualche anno fa quando vivevo ancora stabilmente a Bologna, un mio amico mi convinse a portare mio figlio di 8 anni, a vedere al Teatro Duse Slava’s Snowshow, lo spettacolo del clown russo Slava Polunin. Non sono una grande appassionata di circo, né di clown, ma alla fine della serata ringraziai il mio amico del consiglio. Lo spettacolo fu molto poetico e soprattutto coinvolgente anche per il pubblico, fatto di bambini ma anche di molti adulti, sulle cui facce si leggeva lo stesso stupore dei bambini che avevano accompagnato.
L’emozione di un momento teatrale così visionario e poetico, l’ho rivissuta solo in alcune delle colorate produzioni di Bob Wilson.

Un momento dello spettacolo - foto di Andrea Lopez


Da giovedì 19 a domenica 22 aprile Slava’s Snowshow è in programma al LAC di Lugano e volendo far rivivere anche a mia figlia che ha ora 9 anni, le emozioni di suo fratello, venerdì 20 saremo fra gli spettatori.

Un momento dello spettacolo - foto di Andrea Lopez

Creato e messo in scena da Slava Polunin nell’ormai lontano 1993, definito dalla critica “un classico del teatro del XX secolo”, Slava’s Snowshow nel giro di poco tempo si è rivelato un vero e proprio trionfo e da allora non si è mai fermato, ha ricevuto decine di premi – uno tra tutti il Time Out Award –, è stato allestito in centinaia di città e visto da oltre quattro milioni di spettatori. 
Uno spettacolo per tutti, capace di esprimere sia il fascino del circo che la magia del teatro; una creazione in cui la clownerie si fa divertimento e poesia, trovando una felice sintesi con effetti speciali sorprendenti.

La gioia e il buonumore si rincorrono sul palcoscenico insieme a fiocchi di neve, bolle di sapone e palloncini colorati, che vengono sospinti da un vento in tempesta o fatti rimbalzare dal palco verso la platea, in un gioco semplice e divertente in cui i clown coinvolgono, con grazia e ironia, il pubblico.

Per un pubblico a partire dagli 8 anni

Alcune info su Slava (fonte Wikipedia)
Vjačeslav Ivanovič Polunin detto Slava (Novosil', 12 giugno 1950) è un mimo russo, creatore degli spettacoli Asisyai-revue, Slava's Snowshow, e Diabolo, considerato uno dei più grandi clown del mondo.
Ha studiato all'Istituto di Cultura Sovietica di Leningrado. Nel 1968 iniziò la sua attività teatrale, soprattutto come mimo, e negli ‘80 ebbe un certo rilievo televisivo con il personaggio di Asisyai.
I suoi spettacoli hanno avuto un notevole rilievo internazionale e vari premi; Slava's Snowshow è considerato come un esempio tra i più importanti del teatro clownesco.
La regista Irina Efteeva ha saputo cogliere gli aspetti più poetici dell'arte di Polunin nel cortometraggio Clown (2002), Leone d'Argento per il miglior cortometraggio alla 59ª edizione del Festival del cinema di Venezia. 




Per info: LAC
Piazza Bernardino Luini 2
CH 6901 Lugano

info@luganoinscena.ch
www.luganoinscena.ch

di Cristina Radi


venerdì 13 aprile 2018

A Merenda con le rondini, venerdì 20 aprile a Locarno

La Pasticceria Marnin, in collaborazione con la Stazione ornitologica svizzera e Ficedula, ha organizzato per piccoli e grandi, venerdì 20 aprile 2018 alle ore 17.00, una golosa Merenda con le rondini, presso il Palazzo Corporazione Borghese (via all’Ospedale 14, Locarno), ad entrata libera.


Alla fine dell’incontro informativo sulle rondini, ci sarà una degustazione di pasticcini a forma di nidi di rondini, offerti dalla Pasticceria Marnin.


Ingresso gratuito. 
Per informazioni: 091 795 12 49; 
chiara.scandolara@vogelwarte.ch

di Augusto Orsi

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martedì 10 aprile 2018

Barefooting: togliamoci le scarpe, anche in Ticino è possibile!

Già da qualche anno si è diffusa la moda del barefooting, che è semplicemente il camminare a piedi nudi. I più tradizionalisti lo fanno in casa, sulla spiaggia, al massimo in un bel prato, esistono però persone maggiormente convinte e ogni tanto vediamo anche in città, persone camminare scalze sull’asfalto, lasciandoci un po’ perplessi. Ora però si stanno diffondendo sempre più luoghi dedicati, in cui in tutta sicurezza e in maniera più naturale, la pianta del piede è sollecitata dai vari materiali con cui viene a contatto.


Non è un caso che discipline antiche come le arti marziali o lo Yoga si pratichino sempre a piedi nudi. È infatti oramai scientificamente provato che camminare a piedi nudi fa bene alla salute: sia per la nostra postura, che per favorire un corretto movimento del corpo. Camminare senza scarpe, infatti, esercita la muscolatura dei piedi, favorisce una distribuzione più corretta del peso del corpo e la sua naturale traspirazione, oltre ad avere effetti positivi sulla circolazione sanguigna, senza trascurare poi il piacere di un vero e proprio massaggio al piede molto benefico per via del contatto diretto con il suolo, che ci restituisce anche il contatto con le nostre radici. 

Il percorso sensoriale di Castelgrande a Bellinzona

Anche in Ticino è possibile praticare in tutta sicurezza il barefooting in due posti molto diversi fra loro, con percorsi sensoriali studiati appositamente per dare il massimo beneficio all’insegna del naturale.

Per chi vuole vivere questa esperienza senza però allontanarsi dal contesto cittadino, a Bellinzona è stato creato il Percorso sensoriale di Castelgrande. Nella magnifica cornice della corte esterna del Castello di fronte al laghetto, si trova il percorso composto da una postazione di partenza dove potersi comodamente preparare, con panchine e due scarpiere. Liberantisi poi degli orpelli pedestri, si attraversano 9 vasche di castagne, pigne, sassi di fiume e svariati altri materiali, recuperati dal vasto territorio del Bellinzonese e Alto Ticino.

il percorso sensoriale di Gerre di Sornico
Per chi ha più tempo e vuole fare anche una bella gita nella natura con pic nic finale, può raggiungere la Valle Lavizzara, dove di trova il sentiero sensoriale di Gerre di Sornico, aperto fino ad ottobre. Questo percorso si snoda in un bosco alluvionale, ai bordi di un fiume, in un contesto naturalistico pregiato e ricco di stimoli sensoriali. Si tratta di un ambiente naturale molto prezioso, inserito tra le zone golenali protette della Svizzera. 



Parcheggi disponibili presso il Centro sportivo Lavizzara e poi si cammina per 5 minuti, seguendo i cartelli segnaletici. Il sentiero però non si può praticare in caso di piena del fiume o di forte vento.

Lunghezza del sentiero 500 m
Dislivello 20 m
Nr. postazioni sensoriali 18
Durata percorrenza ~ 30 min
Accesso gratuito
Presenza di tavoli per pic nic, di uno spazio grill e di una fontana

INFORMAZIONI E CONTATTI
tel. 091 755 14 21
info@lavizzara.ch

di Cristina Radi

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Germania: Monaco di Baviera

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sabato 7 aprile 2018

Maratona teatrale della Svizzera italiana, 28° edizione da venerdì 13 a domenica 15 aprile

Il cartellone della XXVIII edizione porta sul palco del Kursaal 8 spettacoli creati e messi in scena da compagnie ticinesi.



Quest’anno la commedia brillante la fa da padrona con 5 pièce interessanti, affiancata da Amarincontri, un atto unico alquanto misterioso e due favole per bambini, che si annunciano molto allettanti: Prezzemolina, recita in due atti un racconto ben noto adattato per il palco dalla conosciuta ed apprezzata compagnia FaVolando di Caslano e La vita dei giocattoli, storia in due atti creati dall’eccellente Marilena Pawloswski e prodotta da Teatro Azzurro. 

la locandina di Amarinincontri del Duo Fourés-Capodieci

Tra i cinque lavori la curiosità si appunta su l’atto unico con due interpreti Amarinincontri del Duo Fourés-Capodieci di Bellinzona e l’arcano assemblage shakesperiano Shakespearata della compagnia Ponteariamo di Arbedo per la regia di Patrizia Barbuiani.

La locandina di La vita dei giocattoli

Da non dimenticare e sottovalutare per verve e briosità la commedia brillante dialettale Al diretór di scòll -soggetto sempre attuale alle nostre latitudini- per la regia Marco Allemann della compagnia I comediant da Minüs.

di Augusto Orsi



martedì 3 aprile 2018

Le donne forti di Les Gardiennes di Xavier Beauvois

Si è conclusa da poco, la Sesta edizione di L’immagine e la Parola evento primaverile del Locarno Festival. Tre giorni di proiezioni, incontri e atelier che hanno avuto come soggetto l’universo femminile e in particolare il tema della maternità. Le voci donne si sono espresse in 4 lungometraggi : What Ever Happened to Baby Jane di Robert Aldrich (1962), Figlia mia di Laura Bispuri, film passato all’ultima berlinare, Nico,1988 di Susanna Nicchiarelli, premiato a Venezia 2017, ai David di Donatello e l’inedito Les Gardiennes di Xavier Beauvois (Francia). I quattro lungometraggi sono stati debitamente apprezzati. la partecipazione di pubblico, nel rinnovato GranRex, ha registrato in totale oltre 1500 spettatori. Numerosa anche l’affluenza per gli eventi paralleli.



Les Gardiennes, che nella traduzione italiana potrebbe essere Le custodi, donne che preservano le tradizioni familiari e di una regione rurale della Francia in un periodo particolare, quello che va dal 1915 al 1920 quando gli uomini erano in guerra per difendere “la Patria”. Xavier Beauvois è un regista atipico e autodidatta, che sa osservare i fatti della vita degli individui e delle collettività e trasporli in immagini che toccano i sentimenti degli spettatori e fanno nascere emozioni. Il suo linguaggio cinematografico è un insieme armonico di parole ed immagini pittoriche, sovente lirico che va all’essenza della narrazione. 

il regista Xavier Beauvois 
Il successo più importante della sua carriera di regista, l’ottiene nel 2010 al Festival di Cannes con Uomini di Dio (Des hommes et des dieux) che ottiene il Grand Prix Speciale delle Giuria. Il lungometraggio ottiene un sorprendente riconoscimento del pubblico in particolare quello francese, rimanendo in testa agli incassi per quattro settimane consecutive e raggiungendo i tre milioni di spettatori. Le Gardiennes è l’adattamento lirico, ma realistico allo stesso tempo del romanzo di Ernest Pérochon che aveva già ispirato Henri-Georges Clouzot. Il racconto inizia nel 1915 nella campagna francese, dove nell’assenza degli uomini, che muoiono al fronte, le donne e gli anziani mandano avanti le fattorie. Filmato come un dipinto, Les Gardiennes, che ricorda L’albero degli zoccoli di Ermmanno Olmi, è la cronaca della durezza del lavoro agricolo, del coraggio, della costanza, delle donne scandita dal passar delle stagioni e animata dalla continua apprensione per le vite degli uomini in guerra. L’anziana e autoritaria Hortense (un’eccellente Nathalie Baye) sua figlia Solange, e la giovane e spontanea Francine sono le protagoniste di questa saga agricola nella quale le parole, non molte, e scandite con ritmo “atemporale” creano in sintonia con la natura atmosfere nostalgiche di una felicità mai esistita.