martedì 23 gennaio 2018

Prorogata fino al 4 febbraio la mostra “Dentro Caravaggio” a Palazzo Reale a Milano

Lo scorso sabato ho deciso di staccare un po’, concedendomi una pausa dalla prole e con un’ora e mezza di macchina Locarno-Milano, sono andata a vedermi la mostra su Caravaggio, osannata dai media. Da mesi biglietti on line esauriti, per cui è ormai possibile solo armarsi di pazienza e mettersi in coda, ma assicuro che ne vale la pena!



Tre ore in fila al freddo sembrano tante, ma in realtà sono volate leggendo libri scaricati sul mio ebook, aspettando di entrare alla mostra Dentro Caravaggio a Palazzo Reale a Milano, la cui chiusura visto il grande successo è stata prorogata fino al 4 febbraio tutti i giorni aperta fino a mezzanotte (inizialmente prevista per il 28 gennaio).

In passato avevo già visto millantate mostre su Caravaggio, che però per lo più esponevano solo poche opere del maestro lombardo. Mi ricordo in particolare di una romana tanti anni fa dal titolo Caravaggio e i suoi, dove c’erano più i suoi che non Caravaggio, una vera delusione. 
Le opere di Caravaggio sono davvero sparse in tutto il mondo ed è anche per questo che è assai complicato organizzare un’esposizione, che voglia essere rappresentativa del suo lavoro.

Per la mostra milanese, invece, sono stati fatti arrivare alcuni dei suoi più celebri capolavori dai quattro angoli del mondo, creando un percorso in climax del suo iter artistico… dalla luce al buio per così dire. Ogni opera è corredata da un’ampia spiegazione scritta in italiano e inglese e di un brano in audioguida. 
Quando si esce dalla visita, quindi, si ha la consapevolezza di saperne qualcosa in più sulle opere e la vita di Michelangelo Merisi. Almeno così è stato per me, che non ero affatto esperta della sua opera, pur conoscendone i dipinti più famosi. Non lo sono neanche ora, ma per lo meno sono più informata sulla sua vita e sono riuscita ad apprezzare meglio il suo lavoro, grazie a particolari della tecnica da lui usata che non conoscevo.

Non sapevo per esempio dell’excursus, che lo ha portato a creare la tecnica a risparmio, che lo ha reso celebre per le sue zone buie; tecnica che poi è diventata per lui un modus operandi, ma che inizialmente fu usata per preparare in poco tempo tele di grandi dimensioni, che i committenti gli richiedevano pronte in tempi stretti. I fondi scuri preparatori dei dipinti sono diventati definitivi e via via hanno occupato uno spazio sempre più ampio nei suoi quadri, fino ad essere una vera e propria cifra stilistica. Da qui si riconoscono i quadri giovanili con miriadi di particolari, in cui le figure sono in piena luce e i fondi preparatori chiari, come nel meraviglioso Riposo durante la fuga in Egitto

Riposo durante la fuga in Egitto
Stupefacente la perfezione delle figure anche in pose plastiche particolarmente ardue, come quella dell’androgino angelo di spalle, che suona il violino (la melodia nello spartito è un mottetto ispirato al Cantico dei Cantici) o della Madonna, che seduta, appoggia la sua testa sulla testolina del suo bimbo. Anche figure in pose di spalle, ricurve, ritorte sembrano essere una sua cifra stilistica, dando sempre un senso di movimento come in un’istantanea fotografica.

La sua pittura è infatti iperrealistica, anche se sappiamo che per dipingere metteva tutto in scena di fornte a sé, usando modelli presi dalla strada, il che ricorda molto il cinema neorealista italiano. Madonne, santi, soldati e carnefici sono presi dal suo mondo quotidiano fatto di osterie e bordelli, ma sempre con un’attenzione particolare all’estetica, per cui le sue madonne sono di una bellezza stupefacente e i carnefici di una ferinità quasi bestiale. 

La buona ventura

Questo bisogno di realismo forse lo porta a dipingere quadri con scene di vita quotidiana e nature morte, come ne La buona ventura, dove la zingara dallo sguardo furbo legge la mano ad un ingenuo e sprovveduto giovanotto, che si lascia derubare del suo anello. O nel Ragazzo morso dal ramarro, che al di là delle possibili interpretazioni allegoriche sulle pene d’amore, è in fondo un ragazzo che ha una reazione di sorpresa e dolore, di fronte all’inaspettato morso di un animale nascosto fra fiori e foglie.
Ragazzo morso dal ramarro
Il dipinto di fronte a cui però sarei stata ore in contemplazione è senz’altro La Madonna di Loreto, dove una Madonna di una bellezza fulgente con in braccio il suo bimbo nudo, esce di casa ed è colta quasi di sorpresa, sembra quasi ritrarsi di fronte ai pellegrini inginocchiati in adorazione, come in un gesto di protezione della sua privacy e del suo bimbo che è tuttavia ancora suo, nella consapevolezza di volerlo proteggere dal mondo, che pure oggi lo adora. Ho trovato questo gesto così umano quasi commovente, seppure affidato ad una donna-divina. Il dipinto fece scalpore per l’estrema povertà dei due pellegrini dai piedi sporchi e dalla cuffia sdrucita e perché per la Madonna il pittore aveva usato come modella Lena, bellissima cortigiana nota a Roma anche negli ambienti di nobili e cardinali.

Purtroppo le foto sono solo pallidi ricordi degli originali.

La Madonna di Loreto
Dalla luce dei dipinti giovanili, si diceva, alle figure che escono dal fondo nero, che diventa sempre più ampio e rivela solo figure a volte anche dimezzate e alcuni dettagli in luce. Tutto ciò lo costringe anche a dipingere con la luce fioca della candela rivolta verso i soggetti, per cogliere le ombre. Nelle ultime opere e soprattutto nel Martirio di Sant’Orsola, ritenuta proprio l’ultima prima della sua morte precoce non ancora quarantenne a causa di una febbre alta, il buio sembra ormai fagocitare le figure che quasi a stento la penetrano. Ombra prevalente simbolo forse anche dell’ultimo periodo di vita da ricercato e fuggiasco in seguito ad un omicidio, che lo rese ancor più d’animo angosciato e tormentato.

Martirio di Sant’Orsola
Questi sono solo alcuni spunti dei numerosi altri, che possono sorgere visitando quella che ritengo davvero una delle esposizioni più importanti degli ultimi decenni sul lavoro del grande maestro lombardo.

Palazzo Reale, Milano fino al 4 febbraio 2018
Catalogo Edizioni Skira 39 euro

di Cristina Radi



giovedì 18 gennaio 2018

FICO – visita all'eccellenza del buon cibo italiano

E finalmente una volta tanto si va in Italia e si è fieri di quello che abbiamo e sappiamo valorizzarlo al meglio.


A novembre 2017 hanno inaugurato alla periferia di Bologna, il più grande Parco agroalimentare del mondo, si chiama FICO (Fabbrica Italiana COntadina) ed è una costola di Eataly. Giustamente è stata scelta Bologna, che aveva già la fama mondiale della città del cibo italiano per eccellenza. Si tratta di un grandissimo luogo al coperto, dove per comodità si possono usare persino delle biciclette per poterlo girare tutto senza stancarsi.



Qui si trovano svariati tipi di ristoranti, la gastronomia italiana virata in tutte le sue diverse sfumature: la pasta, i fritti, le patate, la cucina mediterranea, la pizza, i salumi, la grigliata, il pesce e tanto tanto altro ancora.
Molti gli stand in cui assaggiare e comprare i prodotti italiani di marche note o di nicchia, ma sempre con la cifra del “farlo artigianalmente”. Si possono trascorrere intere giornate all’interno, l’ingresso è gratuito e numerose sono le iniziative o le installazioni per i bambini. Giochi fissi in un’area vasta, che presenta persino un campo da beach volley.



All’esterno il parco offre numerose attrattive, che saranno meglio fruite con la bella stagione come animali vivi in una sorta di fattoria didattica e persino un minigolf e un trenino marcato freccia rossa. 
I prezzi sono un po’ alti, ma sinceramente la qualità e l’organizzazione va pagata, e se il servizio è di alto livello, va bene così.
Piuttosto scomodo invece ho trovato il fatto che potendo mangiare cose così diverse, non si sia pensato a creare di più aree comuni dove le comitive possono mangiare insieme ognuna cibi diversi. Io sono andata la prima volta con la mia famiglia e ognuno voleva assaggiare una cosa diversa e farla assaggiare agli altri componenti, ma nei ristoranti non è possibile mangiare cose di un altro ristorante e ci sono poche zone attrezzate per fare un pasto da asporto e dare la possibilità di mangiare insieme cose differenti. Così ci siamo arrangiati un po' scomodamente nei divanetti con piccoli tavoli più da aperitivo che da pasto. Il cibo però era ottimo.





di Cristina Radi

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martedì 9 gennaio 2018

Al cinema con Los amigos de la Lengua Española

Da giovedì 11 gennaio a giovedì 12 aprile Los amigos de la Lengua Españolla Asociación Española del Ticino presentano 6 lungometraggi in spagnolo (Spagna, Argentina, Cile).



I lungometraggi sottotitolati in francese, tedesco o inglese sono proiettati al Cinema Otello di Ascona con inizio alle 18.30. Il programma può essere consultato sul sito de Los Amigos de la lengua española e de la Asociación Española del Ticino.

I film costituiscono la seconda parte del cartellone iniziato in autunno. 
Fil rouge del programma la società d’oggi osservata da registi di lingua spagnola. 

I generi cinematografici si alternano dalla commedia al dramma, al roadmovie. Si raccomanda il cartellone cinematografico non solo agli amanti del cinema, ma anche ai cultori della lingua di Cervantes. 

Il primo lungometraggio in programma, giovedì 11 gennaio El lado oscuro del corazón di Eliseo Subiela, è una commedia romantica del 1992, che nei paesi di lingua spagnola ha conosciuto un gran successo.

di Augusto Orsi / Bears

martedì 2 gennaio 2018

Suoni al buio, quando il buio rende la musica più intensa

È oramai diventato di moda sperimentare esperienze sensoriali particolari, spesso nel tentativo di ricreare l’universo di chi è “professionista del buio”.

i musiciti Sandro Schneebeli e Max Pizio

Sono ormai diffusi un po’ ovunque cene al buio, percorsi al buio e come nelle scene iniziali e finali di quel meraviglioso film che è “Il colore nascosto delle cose” di Paolo Virzì, le conversazioni al buio.
Qualche anno fa ero stata con mio figlio più grande, allora ancora alle elementari, ad un Concerto al buio al Teatro Paravento di Locarno. Ero un po’ in ansia per le possibili reazioni di bambino di 9 anni, di fronte ad un buio così assoluto. Avendo fatto speleologia negli anni dell’Università, conoscevo quel buio così denso e profondo, tipico delle grotte quando si spegne la torcia.



Ma la mia ansia si è subito rivelata inutile, as usual, perché tutto è stato affrontato da lui e di conseguenza anche da me, con l’emozione di un gioco nuovo ed entusiasmante.
Da subito si è comportato con tranquillità, affidandosi completamente alla guida non vedente, del resto per i bambini anche il semplice affidarsi risulta un'azione spontanea.



L’esperienza ci piacque così tanto che a distanza di qualche anno, lui oramai tredicenne, siamo tornati al Teatro Paravento ancora per il concerto al buio, questa volta accompagnati anche dalla sorella di 9 anni. E io in versione più rilassata.

I musicisti polistrumentisti e assolutamente stupefacenti nel suonare al buio sono Sandro Schneebeli e Max Pizio, che ci accompagnano in un excursus di brani originali, ma dalle intonazioni più diverse: dalla world music al jazz, in cui infilano qua e là brevi inserti di melodie molto note come Sound of silence che torna spesso come leit motiv o Over the Rainbow; e sperimentano con umorismo simpatici giochi musicali tra Heidi e versi di animali. Duettano tra loro immersi nelle tenebre, divertendo e divertendosi, in un’atmosfera che incredibilmente si fa intima fra pubblico e spettatori, legati tutti insieme da questa densa coperta nera.

Alla fine due candele accese all'improvviso, rivelano i trucchi e i propri vicini di sedia, e l’intimità che ha creato prima il buio, spinge gli spettatori a chiedere ai musicisti di rivelare i loro segreti, colmando così le curiosità e i vuoti che il solo udito non ha saputo ricostruire.


I suoni al buio sono in tournée in tutta la Svizzera anche nel 2018, la prossima data in Ticino sarà a Croglio il 20 gennaio 2018.

Il consiglio è di non perderli assolutamente e di andarci anche con i bambini a partire dalla 2/3° elementare, per abituarli ad un ascolto concentrato e anche a non avere paura del buio.

Per vedere tutta la tournée e maggiori info:


Di Cristina Radi