venerdì 31 marzo 2017

Frida Kahlo icona di stile e di vita, a Bologna è "Fridamania"

Si è da pochi giorni conclusa, a Palazzo Albergati a Bologna, la mostra La Collezione Gelman: Arte Messicana del XX secolo, dedicata a quella che si può definire un’icona d’arte, di stile e di vita: Frida Kahlo.

Autoritratto con scimmie (1943)
Le opere di Frida sono state esposte assieme a quelle del marito Diego Rivera e ad altri protagonisti dell’arte messicana del XX secolo, come Rufino Tamayo, María Izquierdo, David Alfaro Siqueiros, Ángel Zárraga. Le opere fanno parte della Collezione Gelman, che ha origine nel 1941 quando Jacques Gelman e Natasha Zahalkaha, due emigrati dall’Est Europa, si sposano a Città del Messico: Jacques era un ebreo russo di San Pietroburgo, emigrato in Francia dopo la rivoluzione d’ottobre e arrivato nel 1938 in Messico, dove fece fortuna producendo i film comici di Mario Moreno, il Charlie Chaplin messicano. Nel 1943 Jacques commissiona a Diego Rivera il ritratto di Natasha: l’incontro con Diego e Frida Kahlo è l’inizio di una grande avventura collezionistica. 
La mostra è una sorta di rappresentazione artistica e di vita di due figure complesse e piene di talento e passione, per il loro lavoro e per il loro Paese, come Frida e Diego. Come scriverà Frida nei suoi diari: “Io ho avuto due incidenti nella vita, uno sull’autobus e uno quando ho incontrato Diego” 


Attraversando le sale della mostra si rivivono insieme a Frida, le sue emozioni e i suoi dolori. Le stesse pareti del colorato allestimento, non fanno che richiamare i muri esterni della casa di Frida a Città del Messico, dove i due artisti hanno vissuto e creato. La prima parte dell’allestimento è dedicato alle opere di grandi dimensioni di Rivera e degli altri artisti messicani, che rappresentano il popolo messicano nella loro quotidianità. 

Nella seconda parte invece è esposta la ben diversa pittura di Frida che, prima dell’incidente che le cambiò la vita, disegnava per passatempo perché voleva diventare medico. Frida inizia a disegnare e a dipingere per cercare di distrarsi dalla sua immobilità. La madre le ha fatto mettere uno specchio sul letto a baldacchino e lei dipinge se stessa. Si dipinge a letto con i lunghi capelli neri, lo sguardo fiero delle donne della sua terra, ma pieno di dolore. Frida è stata la più potente biografa di se stessa: attraverso le sue opere si ripercorre la vita di una donna, alla quale non è stato risparmiato alcun dolore: l’incidente sull’autobus che le distrusse la colonna vertebrale, gli aborti, la travagliata storia con Diego, i tradimenti, il supplizio fisico, la morte prematura a soli 47 anni. Ogni opera è come la pagina di un diario, è un momento di vita di Frida e non se ne può che rimanere coinvolti e turbati. 

Tra le opere in mostra, ci sono le iconiche e note al mondo intero Autoritratto con collana (1933), Autoritratto seduta sul letto (1937), Autoritratto con scimmie (1943), Autoritratto come Tehuana (1943) e quelle indissolubilmente legate al suo amore per Diego, come L’abbraccio amorevole dell’universo, la terra (il Messico), Diego, io e il signor Xolotl (1949); una “Naturaleza viva” (Natura vivente) di straordinario impatto, La sposa che si spaventa vedendo la vita aperta (1943).


La mostra si completa quasi alla fine del percorso con uno sguardo al mondo della moda. Dopo essere passati nella stanza, che riproduce la sua stanza da letto (con tanto di letto a baldacchino con il famoso specchio) e tanti manichini che indossano i suoi abiti e gioielli legati, per lo più, alla tradizione messicana, si arriva in una sorta di stanza atelier dove sono esposti, per la prima volta, gli abiti di stilisti di fama internazionale che si sono ispirati a Frida Kahlo come Gianfranco Ferrè, Antonio Marras, Valentino, Gautier e altri.
E a Bologna è scoppiata la “fridamania”, con i negozi che “espongono” in vetrina abiti, borse e gioielli ispirati allo stile della grande artista messicana.

A Bologna è Fridamania
di Rossella Gibellini


lunedì 27 marzo 2017

The other half of the Sky (L’altra metà del Cielo), un documentario del regista ticinese Patrik Soergel

Per motivi lavorativi mi è capitato di conoscere Patrik Soergel, videodocumentarista e regista ticinese, che vive a Locarno. Qualche giorno fa la RSI, Radio svizzera italiana, ha mandato in onda un servizio sul suo ultimo documentario già presente nei festival di Zurigo e Soletta, L’altra metà del cielo sulla realtà delle potenti manager donne cinesi.
Finalmente il documentario arriverà anche in Ticino, in anteprima giovedì 30 marzo, alle ore 20.30 presso il cinema Lux di Massagno (versione originale cinese con sottotitoli in italiano), poi a partire da venerdì 31 marzo, in programmazione nelle sale del Lux e al cinema Rialto di Locarno.


Mi aveva subito incuriosito la sfaccettata ed inconsueta visione, che viene restituita dal documentario di Patrik. In primo luogo un punto di vista maschile su un mondo tradizionalmente fatto da uomini, ma che invece si posa sulla realtà femminile, inoltre un occhio occidentale sul mondo orientale, che per molti aspetti ancora sfugge per i modi differenti di approcciarsi alla realtà.
Un documentario quindi a suo modo coraggioso già nella scelta della tematica.

Nel video, Soergel segue le storie di quattro tra le donne più potenti della Cina, che hanno vissuto l’austerità della Rivoluzione Culturale Cinese e le recenti riforme che hanno portato il boom economico e dato loro l’opportunità di fare carriera in una società di origine patriarcale.


Yang Lan è la regina dei talk show femminili. Zhang Lan è una magnate della ristorazione che da piccola ha vissuto in un campo di lavoro forzato. Dong Mingzhu, una delle imprenditrici più tenaci e influenti della Cina, dirige la maggior azienda d’impianti d’aria condizionata al mondo. E infine Gill Zhou, che dopo una carriera militare si è data al marketing presso grosse multinazionali estere, è diventata una delle figure leader nel campo dell’informatica.


Come hanno creato il loro impero, in quale contesto socio-economico operano e quale prezzo hanno pagato sul piano della vita privata? Il documentario offre uno sguardo particolare sulla Cina odierna: un paese che ha fretta di trasformarsi da una società rurale in un’economia industrializzata e supermoderna, che vive sempre più in bilico tra comunismo e capitalismo.


TRAILER


domenica 26 marzo 2017

Brain game, ci divertiamo con Asconoscienza fino al 12 aprile

Nella scuola svizzera la matematica ha un ruolo fondamentale, tanto da determinare l'accesso al Liceo e di conseguenza anche alla formazione universitaria. Eppure sono poche le manifestazioni di divulgazione scientifica, che hanno come target gli studenti, bambini e ragazzi. Una di queste, che trovo particolarmente interessante e a cui ho sempre accompagnato i miei figli, è Asconoscienza, che ha un programma di conferenze e mostre interattive sempre ben fatte con la collaborazione dell’Ideatorio.


Due sono le mostre dell’edizione di quest’anno, una a Casa Serodine sul ruolo della scienza nella vita quotidiana e una alle scuole elementari di Ascona sul funzionamento del nostro cervello.
Mia figlia Anita era andata a visitare quest’ultima con la scuola e ha voluto tornarci con tutta la famiglia. E allora che Brain game sia!

Il grande cervello tenda, all'interno del quale è proiettato il video sulle capacità e il funzionamento cerebrali
Piccola ma divertente esposizione sulle stupefacenti capacità del nostro encefalo, adatta a tutta la famiglia, perché strutturata con colorati pannelli esplicativi e un percorso fatto di video e giochini divertenti. Due ragazzi e un signore ci hanno aiutato a divertirci e hanno spiegato tutto con grande pazienza e passione, anche questo ha fatto la differenza. 

Un gioco sulle capacità sensoriali, tatto e olfatto
Per partire consiglierei di entrare nel grande cervello tenda dove si può visionare un breve video. Poi spazio ai giochi. Ce ne sono diversi e se si ha un po’ di tempo si possono fare tutti.
Tra questi l’arto fantasma, ideato dal neurologo indiano, Vilayanur S. Ramachandran, naturalizzato americano per mitigare fastidiose sensazioni a chi aveva perso un arto e sentiva ancora dolore o fastidio nella zona mancante. 

visi al contrario, c'è qualcosa di strano?
Oppure diversi giochi sono centrati sul riconoscimento visivo di volti, che hanno cose strane o con tratti inusuali per noi europei. Alcuni giochi coinvolgono l’uso di una pallina come la visione rovesciata o la battaglia di onde cerebrali, vince chi si rilassa di più… che bello!!

La battaglia delle onde cerebrali

di Cristina Radi

martedì 21 marzo 2017

Una Camelia tira l’altra: il Festival delle Camelie (Locarno, 22-26 marzo 2017)

Complice anche un altro inverno particolarmente mite, Locarno è tutta un pullulare di variopinte camelie in ogni dove, giardini pubblici e privati. Non è un caso quindi che proprio qui ogni anno verso la fine di marzo viene organizzato un lungo week end dedicato al Festival delle Camelie, delizia di tutti gli appassionati di queste magnifiche acidofile. Evento principale del Festival, un’esposizione di diverse centinaia di varietà di ogni forma, colore e provenienza, nella bellissima cornice del Castello visconteo. Qui si trovano camelie in vaso, per vederle invece in terra bisogna recarsi sul lungolago, dove è presente il Parco delle Camelie.
22 - 26 marzo ore 9.30-18.00
Prezzi d'entrata:
Parco delle Camelie CHF 5.-
Castello Visconteo (esposizione) CHF 8.-
Parco + Castello CHF 10.-



Diversi poi gli eventi live. La rassegna di Concerti delle Camelie, musica sinfonica per quattro venerdì alle 20.30 dal 24 marzo al 21 aprile alla Sala Sopracenerina in Piazza Grande. 

Sabato 25 marzo alle 11 del mattino ad entrata gratuita e con ogni tempo, sul percorso che porta al Parco delle Camelie, un appuntamento al Bosco Isolino di Antenati con le radici a cura del Teatro dei Fauni, all’interno anche del cartellone di OSA!, per raccontare, capire ed amare gli alberi delle nostre città. Un evento tra teatro e musica, narrazione e conoscenza in un'oasi, per i bambini e gli animali domestici di giorno, per le passeggiate romantiche e i pipistrelli di notte.
Contatti:contact@organicoscenaartistica.ch

Bosco Isolino - foto Dona De Carli

In generale comunque tutta Locarno in questi giorni di primavera si veste a festa e in molte vetrine dei negozi del centro si trovano segni e addobbi che ricordano il Festival delle Camelie. 
Tra gli altri ricordiamo la famosa pasticceria Marnin, che ha dedicato all’evento un cioccolatino ad hoc fatto a forma di camelia e con il ripieno di Tè verde matcha, proveniente in parte dalla coltivazione presente sul Monte Verità di Ascona.




Infatti  forse non tutti sanno che – io non lo sapevo, ammetto l'ignoranza–anche la pianta del tè è  una varietà di camelia, la Camellia sinensis
Un luogo quasi magico, la piccola piantagione di tè che c’è attorno alla casa del tè del Monte Verità, che consiglio senz’altro di visitare dato che è oltretutto è anche ad entrata libera.

Coltivazione del tè con la casa del tè del Monte Verità - Ascona

di Cristina Radi

guarda la galleria fotografica

mercoledì 15 marzo 2017

2 cose divertenti da fare per la festa del Papà,19 marzo Locarnese

In Ticino il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, è ancora festeggiato ufficialmente. Di solito infatti è giorno di vacanza anche dalla scuola. Quest'anno capita di domenica e allora salta la vacanza, ma noi vogliamo festeggiarlo ugualmente. Cosa possiamo fare per rendere questa giornata divertente con tutta la famiglia?

Le fatine de La Strega Cioccolata
Nel pomeriggio ci sono due feste parallele, dove si possono degustare i tortelli di san Giuseppe, dolce tipico del Ticino che ricorda un po’ le castagnole di Carnevale, Ritrovo sia all’Oratorio San Giovanni Bosco di Minusio che nella Piazza di Solduno.

I tortelli di San Giuseppe
Alle 17.00 uno spettacolo per un pubblico da 4 anni alla Sala Congressi di Muralto, nell’ambito della rassegna OSA!, debutto de La strega della compagnia di Locarno Teatro dei Fauni. È previsto uno sconto speciale sul prezzo del biglietto per i papà che vengono con i loro bimbi. Lo spettacolo ci racconta di un mondo fantastico dove i personaggi magici ridono, si fanno dispetti, si arrabbiano, proprio come i ragazzi; dove molte cose stanno proprio al contrario di quello che ci si aspetta. Una storia per volare con l’immaginazione, ma anche con le scope, e le delicate ali delle fate che a volte si rompono. Perché lei si chiama Cioccolata, chiedono i bimbi, scoprirete anche quello.

Biglietti: adulti Fr 10.- / ragazzi, domiciliati a Muralto e papà Fr 5.-

Prenotazioni: ticket@organicoscenaartistica.ch telefono 076 280 96 90

di Cristina Radi

lunedì 13 marzo 2017

Ritratto di Gianluca Costantini ad Alina Bronsky

Ci sono giorni in cui i morti si pestano i piedi a vicenda sulla nostra via principale. Parlano tutti assieme e non si rendono conto delle sciocchezze che raccontano. Il brusio delle voci aleggia sulle loro teste. E poi ci sono giorni in cui invece non c’è nessuno. Non so che fine facciano. Forse lo saprò quando sarò una di loro. da L'ultimo amore di Baba Dunja

La recensione de L'ultimo amore di Baba Dunja si può leggere qui:
L’Eden al contrario di Baba Dunja, un libro di Alina Bronsky

mercoledì 8 marzo 2017

L’Eden al contrario di Baba Dunja, un libro di Alina Bronsky

L’ultimo amore di Baba Dunja della scrittrice russa Alina Bronsky (edizioni Keller, 2016) sembra in tutta la sua semplicità, voler stravolgere i luoghi più comuni e soprattutto quello più comune di tutti “quando c’è la salute, c’è tutto”. Per la protagonista, l’anziana Baba Dunja, con la famiglia ormai sistemata, la salute passa in secondo piano e vengono prima la sua serenità, il suo orto e in fondo anche i rapporti umani e la solidarietà.


Questo libro fa sentire il lettore un po’ voyeur, si assiste ad un esperimento scientifico mai tentato prima: osservare la vita di chi sceglie di vivere in un ambiente inospitale, come un nuovo pianeta, la zona della morte attorno a Chernobyl. Leggendolo, ti senti quasi di incarnare i panni di quei biologi e scienziati che protetti nella loro tuta antiatomica, vanno periodicamente a visitare Baba Dunja e il suo habitat.
Sì infatti Baba Dunja decide di tornare a casa sua, che si trova a pochi chilometri da Chernobyl e che aveva dovuto lasciare anni prima dopo l’incidente atomico. Adesso consapevole che oltre la vita e la salute non ha altro da perdere, torna nella sua casa che le offre tranquillità e solitudine. Ma rimarrà sola per poco, perché in breve sarà seguita da altri disperati, persone senza più aspettative come lei, creandosi così una piccola comunità fatta di vivi ma anche di anime defunte che convivono in pace, in rapporti di vicinato più o meno normali. Il loro tran tran è però interrotto bruscamente, da chi pieno di risentimento ha intenti diversi dai loro. Da questo momento in poi tutto cambia, si infrange la serenità del loro piccolo paradiso contro la brutalità del mondo reale. Paradossalmente infatti quello che per il senso comune è la zona della morte, per la piccola comunità di Baba Dunja è un angolo di cielo, fatto di una felicità senza desideri. L’unico legame che unisce Baba Dunja alla realtà è quello con sua figlia Irina, un medico che vive in Germania e che cerca di aiutare come può la madre, di cui non comprende le scelte. Baba Dunja a sua volta ha un’unica angoscia, una lettera in un idioma incomprensibile per lei, di sua nipote Laura, figlia di Irina. La vecchia nonna avverte che la lettera è una richiesta di aiuto, di fronte alla quale si sente impotente, vorrebbe raccoglierla, farla sua, ma la lingua diventa simbolo di un ostacolo insormontabile. Lei, che nella sua lunga carriera da infermiera aveva aiutato centinaia di persone, si sente incapace di aiutare proprio chi le sta più a cuore.

Alina Bronsky
Alina Bronsky (classe 1978 russa, ma vive in Germania e scrive in tedesco) nel suo stile semplice, quasi scarno riesce a restituirci tutto lo spessore della vita frugale di Dunja, cogliendo la profondità di pensiero di una donna semplice, ma molto acuta, che ha un mondo interiore molto ricco fatto di ricordi e sentimenti, le cui scelte, che sembrano azzardi di una vecchia pazza, sono invece frutto di una profonda ponderazione.

Infine dopo una serie di traversie umane e giudiziarie per la vecchia Baba Dunja, il ritorno a questo Eden al contrario sembra dare al libro e alla sua vita, un fittizio happy end.


lunedì 6 marzo 2017

Vola solo chi OSA! - eventi di teatro e musica (Locarnese 8 marzo-30 giugno)

In occasione della festa della donna mercoledì 8 marzo 2017  si apre la decima edizione della rassegna OSA! Organico scenaartistica, che si articola nella 16° edizione del festival dell’arte al femminile La donna crea, con la direzione artistica di Santuzza Oberholzer e nella 14° edizione della rassegna internazionale Voci audaci, diretto da Oskar Boldre. In ogni edizione OSA! ospita eventi di teatro, teatro-ragazzi, musica, danza e seminari di canto nei numerosi luoghi culturali del Locarnese toccati dalla manifestazione.

I duo a cappella Teofilovic dalla Serbia,
in concerto sab 11 marzo Chiesa Evangelica Ascona ore 20.30

EVENTI SPECIALI
La strega Cioccolata e Antenati con le radici: il Bosco Isolino rinasce
Due gli eventi speciali di questa edizione. In occasione della Festa del papà e della Giornata mondiale della marionetta, dom 19 marzo alla Sala Congressi di Muralto debutto de La strega Cioccolata, la nuova produzione di teatro ragazzi della compagnia Teatro dei Fauni di Locarno, di e con Santuzza Oberholzer, composizione musica dal vivo Giordano Bisi, regia Andrea Valdinocci. Un mondo fatato narrato dalla piccola strega Cioccolata, un luogo fantastico dove i personaggi magici ridono, si fanno dispetti e si arrabbiano. Un viaggio, con racconti e suoni, dove molte cose sono al contrario di quel che ci si aspetta. Una storia per volare con l’immaginazione, ma anche con le scope, e le delicate ali delle fate, che a volte si rompono e poi si aggiustano con formule magiche segrete (pubblico dai 4 anni, www.teatro-fauni.ch).

La strega Cioccolata del Teatro dei Fauni
debutto dom 19 marzo ore 17.00 Sala Congressi Muralto
L’appuntamento di primavera del ciclo Antenati con le radici è sab 25 marzo al Bosco Isolino, un’oasi di verde in mezzo alla città per i bambini e gli animali domestici di giorno, per le passeggiate romantiche e i pipistrelli di notte. Il Teatro dei Fauni presenta brani ispirati al Bosco Isolino. I relatori Pippo Gianoni, Pro Natura e il Centro protezione chirotteri Ticino ci parleranno della storia e morfologia di questo habitat, il coro polifonico Goccia di voci e i bambini del laboratorio del Teatro Zigoia come folletti, animeranno il Bosco in una performance inedita. L’appuntamento fa parte anche del programma del Festival delle Camelie ed è in collaborazione con Direzione Parchi e giardini Locarno. Per sostenere il progetto, siamo presenti nella piattaforma di crowdfunding: 

Antenati con le radici, Bosco Isolino - Locarno
sab 25 marzo ore 11.00, ingresso gratuito
La donna crea
L’8 marzo salpa la nave de La donna crea con il tema “Donne in scena: ritualità e quotidiano”, che ospita artiste energetiche con tematiche di grande attualità e modalità originali.
Alla Biblioteca Cantonale di Locarno alle ore 18.15 l’attrice, pedagoga e regista, Cristina Castrillo del Teatro delle radici racconta del suo lavoro decennale dedicato ad affinare lo sguardo sulle relazioni umane, il punto di vista delle donne, lavorando sulla memoria per realizzare rituali laici, in forma di spettacoli (www.teatrodelleradici.net).

Ancora rituali laici nello spettacolo Madame Aissata, la signora dei matrimoni (Atelier TdFauni, Locarno, ven 17 marzo) della compagnia Teatro Simurgh, con l’attrice boliviana Carla Robertson, in cui una sensale di matrimoni in Mali parla alla giovane coppia di sposi del significato profondo dell’unione di donna e uomo (www.teatrosimurgh.com).

Ven 7 aprile (Tenero, Oratorio) la casa dell’infanzia è al centro dello spettacolo Il tempo delle case del Teatro dei Fauni di e con Santuzza Oberholzer, composizione e musica dal vivo Tiziano Tomasetti. Ricordi degli anni ’60, le atmosfere del Quartier Nuovo con i suoi viali alberati, le botteghe e le fabbrichette, viste con gli occhi di una monella. Le case dove viviamo ci modellano, come un involucro oltre il corpo e le emozioni, diventando parte di noi (www.teatro-fauni.ch).

Il tempo delle case del Teatro dei Fauni
ven 7 aprile Oratorio Tenero, ore 20.30 - entrata libera
La ritualità è anche il tema del concerto dell’artista sarda Ambra Pintore, (gio 20 aprile, Chiesa Collegiata di S. Vittore, Muralto), Canti Sacri dal mondo, una sintesi tra musica sacra, popolare e folklorica, in cui si intrecciano gli stili delle messe religiose della tradizione ispano-americana, africana, europea, italiana e sarda (www.ambrapintore.net).

Voci audaci
La nuova edizione di Voci audaci è all’insegna di contaminazioni, suono e improvvisazione “oltre i confini del canto”, tra rispetto della tradizione e suo tradimento con metissage di vario genere e la voce come strumento unico e perfetto, sempre al centro di ogni concerto. La ricerca del suono sia per la sua purezza sia per la caratteristica di alcuni tipi di emissione che vengono dalla tradizione, sia come veicolo di emozioni, è una componente importante per questi artisti che includono nei concerti momenti improvvisati, con modalità antiche o contemporanee. In questa edizione gli artisti ospitati provengono da Serbia, Spagna, Repubblica Democratica del Congo, Usa, Italia.

Il duo virtuoso serbo i Gemelli Teofilovic apre la rassegna (sab 11 marzo, Chiesa Evangelica, Ascona) con le loro due voci a cappella, loro firma professionale. Negli anni ‘90 hanno iniziato la loro ricerca verso nuove interpretazioni vocali, a partire dalla tradizionale musicale folk e della cultura sonora della Serbia e dei Balcani (http://teofilovici.rs).

Serata di flamenco con canto e danza all’Osteria de La Fabbrica di Losone, ven 24 marzo con Yolanda Almodovar quintetto Flamenco, uno spettacolo da ascoltare e guardare con le emozioni, un flamenco intimo, intenso e pieno di sentimento, in cui la purezza del "cante" flamenco di Yolanda Almodovar si mescola con stili moderni come il jazz o la musica cubana (flamencoensuisse.com).

Serata speciale sab 6 maggio alla Sala Congressi di Muralto con Il popolo della foresta Ndima in un viaggio nella profondità della foresta equatoriale alla scoperta della popolazione autoctona degli Aka, i Pigmei, e del loro modo di vivere, minacciato di sparizione (www.libre.ch/ndima.php). Non solo uno spettacolo, ma un incontro con la storia: per gli artisti Aka cantare, suonare e danzare è come respirare e può avere valenze sciamaniche. La serata inizia alle 19 con la cena preparata dalla Comunità africana Ticino (prenotazione consigliata a info@comafti.ch). Alle 20.15 presentazione in francese dell’antropologo congolese Sorel Eta regista, etnologo e ricercatore, che ha stabilito un dialogo culturale con gli Aka; alle 21 spettacolo, musica e danza rituale.

Il popolo della foresta, concerto del gruppo Aka Pigmei
cena africana, conferenza, cena, sab 6 maggio dalle ore 19.00 Sala Congressi, Muralto
La Fabbrica di Losone ospita l’evento di chiusura ven 30 giugno con la Mega Circlesongs - Canto in cerchio, guidata da un trio di artisti internazionali: l’americana Rhiannon, la congolese Anita Daulne, e l’italiano Oskar Boldre. Concerto, in cui gli artisti solisti o in gruppo improvvisano guidando i partecipanti in un canto corale collettivo, che si trasforma come fiume o nube con la direzione delle tre voci guida.
Per info: tel. 079 331 35 56
Prenotazioni: tel. 076 280 96 90
e-mail: ticket@organicoscenaartistica.ch                                                                                          

venerdì 3 marzo 2017

Scrittori e scrittrici ticinesi: I giorni del delfino di Monica Piffaretti

Continuando il mio percorso alla scoperta degli scrittori e delle scrittrici svizzeri di lingua italiana, soprattutto del Ticino, non potevo non soffermarmi sui libri di Monica Piffaretti, che oltretutto mi è capitato di conoscere per lavoro. Piffaretti ha scritto diversi testi, romanzi e racconti, ho voluto cominciare dalla lettura de I giorni del delfino (edizione SalvioniNarrativa). Un libro profondamente attuale, che parla a noi Europei, a noi mamme con figli adolescenti, ai nostri figli adolescenti, a noi uomini e donne di questo tempo, confrontati con una realtà di migrazione, che sempre di più non ci arriva solo attraverso immagini televisive, ma incrocia gioco forza le nostre vite.

Monica Piffaretti
La storia è quella di Riccardo, unico figlio di una famiglia svizzera benestante, che come tanti è un adolescente senza infamia e senza lode, e che sentendosi un giorno confrontato dai suoi genitori alla pecora nera che c’è in ogni famiglia, ha un crollo e imbocca una china irreversibile, fatta di ribellione, sballo, depressione. L’unica medicina sarà l’incontro con chi ha dei problemi “reali”, di fronte ai quali lui con la sua vita da ameba, risalta come il “fortunato”. Questo incontro seppur fugace, gli permette di riprendersi in mano la vita, dandogli anche le emozioni del grande amore.

Lo stile è sempre semplice quasi cronachistico, che fa trapelare la formazione giornalistica della scrittrice, proprio per questo il libro e la sua storia sono adatti anche ad un lettore adolescente, che certo si riconoscerà in qualche modo nella vita e nei pensieri di Riccardo.
La storia ha a tratti i toni del giallo, e solo nel finale un po’ a sorpresa si svelerà il mistero della scomparsa della protagonista femminile, Gènial. Attorno a loro due, diversi personaggi rimangono in secondo piano e hanno forse volutamente poco spessore: i genitori che soffrono e si interrogano su questo loro unico figlio in preda ad un buio che sembra irreversibile e così pure la compagna Marie, una Penelope al contrario in attesa solo del momento, in cui il suo partner la abbandonerà per ricongiungersi al suo vero inizio di rinascita, in cui lei non è compresa.

Il confronto fra Riccardo e Genial non è solo fra chi ha e chi non ha, fra Nord e Sud del mondo, ma è anche fra società dove pure nell’estrema povertà ci si ascolta e si soffre insieme e società dell’individualismo, in cui i genitori non hanno idea di cosa passi per la testa dei figli, e dove regna il dialogo del muro contro muro e delle porte sbattute. Per risolvere i suoi problemi, Riccardo ha forse solo bisogno di qualcuno che con semplicità si metta ad ascoltarlo e provi a capirlo con il cuore senza giudizi e pregiudizi, condividendo con lui un percorso fatto di empatia e solidarietà umana. Un bisogno universale anche per Genial e in fondo per ognuno di noi.


di Cristina Radi