Nella mostra di Basilea Paul Klee, esalta le arti plastiche con
le sue creazioni.
Klee un grande artista del segno e del colore, che nelle sue
opere ha rappresentato ed ha interpretato il mondo in cui è vissuto. Oggi, le
mostre denominate antologiche tendono ad esporre tutto quello che riguarda
l’artista sia nella sfera professionale, sia in quella privata. Quella di Klee non
fa eccezione. In questo modo permette al visitatore di conoscere ed apprezzare
l’artista e l’uomo nella sua completezza.
Più il mondo diventa
scioccante, più l’arte si fa astratta. Per contro un mondo felice fa sviluppare
il realismo (Paul Klee)
Per celebrare i suoi 20 anni di esistenza non a caso, la
Fondazione Beyeler ha scelto di farlo con Paul Klee, artista che con Picasso è
uno degli autori più rappresentati nelle sue collezioni. Ernest Beyeler (1921-
2010) collezionista e fondatore del Museo di Riehen apprezzava la modernità di
Klee e amava il suo cromatismo e la sua forza espressiva. Il pittore germanico
visse in un mondo inquietante che lo rese infelice. Prima per gli eventi bellici
della Prima Guerra Mondiale, durante la quale perse due cari amici, August Mac
e Franz Marc, dopo per l’espulsione dall’Accademia d’arte di Düsseldorf, la
confisca di un centinaio di opere da parte del regime nazista, la malattia,
l’esilio in Svizzera e la morte nel 1940 in un centro di cura a Locarno. La
Fondazione Beyeler, mostra in un centinaio di tele la sua grandezza innovativa
e la sua creatività nei dipinti astratti. In esposizione non solo tele della
Beyeler, ma anche alcune provenienti da 12 nazioni e da svariati collezionisti
privati, che fanno conoscere al visitatore la grandezza dell’artista tedesco.
La sua modernità si legge nei dipinti con superficie a scacchi, dove gli spazi
di colore formano strane ma magnifiche scacchiere e strisce orizzontali o nelle
tele “puntilliste”, in cui linee e punti conducono l’osservatore in un universo
senza fine. Opere luminose, accessibili e positive. Il passaggio di Klee al non
figurativo diventa un’evasione. Per lui la pittura astratta non è fine a se
stessa o negazione dell’arte, ma un volo verso altri mondi, dove si sentiva
libero dalle rovine della guerra e della sua esistenza. Per liberarsi del suo
passato aveva bisogno di ali e queste le trovò nella pittura astratta che gli
diede la fama.
Di Augusto Orsi
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