Il LAC propone già da settembre Focus India, un percorso fra le arti e le discipline, che hanno avuto origine nel continente indiano. Si va dalla musica, alla danza, il cinema, la medicina fino allo yoga e alla cucina. Un percorso da Occidente verso Oriente, alla ricerca delle fascinazioni che da secoli ormai riempie l’immaginario occidentale, sempre alla ricerca di un’esistenza più a contatto con la propria profonda spiritualità.
Edwin Lord Weeks - The Last Voyage Souvenir of the Ganges 1885 ca. |
Un tragitto al contrario è invece quello da cui si è partiti
per mettere insieme l’esposizione Sulle
vie dell’illuminazione, 400 opere, che costituiscono il corpus della mostra
aperta nelle sale espositive del LAC fino al 21 gennaio 2018. La lente qui è posta sugli
occhi degli occidentali, che guardano per esperienza diretta o per sentito dire
questo mondo lontano e sempre misterioso, pieno di contraddizioni insanabili ma
conviventi da secoli e anche per questo così difficile da comprendere.
GaneshaMusa - opera in ceramica di Luigi Ontani |
La mostra comprende opere di arte visiva, scultura e molta
fotografia dal 1808 ad oggi. Il 1808 è l’anno in cui venne pubblicato il libro
di Fredrich Schlegel Sulla lingua e la
sapienza degli indiani, in cui lo
scrittore e filosofo tedesco sosteneva che il sanscrito era la lingua madre
delle lingue definite appunto successivamente indo-europee. Un libro che segnò
l’inizio di un nuovo corso e non solo nella storia delle lingue.
Nella mostra emergono tutti i simboli e per certi versi gli
stereotipi del mondo indiano, tutto ciò che è strano e diverso agli occhi di un
occidentale. Troviamo perciò magnifiche viste sul Gange con pire e cortei
funebri, vacche sacre, principi riccamente abbigliati e folle di poveri,
fachiri ed elefanti, divinità dalla testa animale e dalle molte braccia, danze,
e personaggi simbolo di quel mondo come Gandhi e Madre Teresa di Calcutta.
Church Gate Station - foto di Sebastião Salgado |
Alcuni artisti hanno giocato con i topoi indiani, reintepretandoli in modo
ironico come Luigi Ontani e il suo elefante, altri invece hanno cercato di
restituirne immagini più profondamente legate alla realtà del luogo, come le
foto di Sebastião Salgado e di Stefania Beretta. Molte sono le opere
fotografiche anche di Occidentali, che già ad inizio novecento praticano
posizioni yoga o danzano alla maniera indiana, quest’ultima forse più che altro
per moda e nella ricerca di un esotismo un po’ fine a se stesso.
Infine da segnalare senz’altro le numerose cover di dischi
ispirati al mondo indiano negli anni ‘60/’70 e diverse le immagini dei Beatles
nel loro periodo di fascinazione dell’India.
cover di dischi ispirate all'India |
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