Possono due ore di macchina per vedere uno spettacolo teatrale, testimoniare l’affezione di un fan? Da molti anni seguo Laura Curino, una tra le maggiori interpreti del teatro di narrazione italiano. Ho letteralmente adorato e visto più volte Olivetti a cui è seguito Adriano, storie della famiglia di Ivrea e pezzi di memoria dell’Italia. Ecco perché, quando ho letto che Curino avrebbe aperto la 22° edizione del Festival di Arzo, ho convinto ad accompagnarmi il marito un po’ reticente.
I dati immateriali prendono vita nell’immaginazione
dell’interprete, che li visualizza come banchi di pesci che si muovono in
direzioni imprevedibili. Ed avvolto nel mistero sembra essere il meccanismo che
regola l’algoritmo, i cui sbagli sono privi di conseguenti responsabilità. L’algoritmo
diventa per la signora del B&B un essere magico, divino e come gli dei
dell’Olimpo è imprevedibile ed imperscrutabile: Deus est machina, l’algoritmo è la nuova religione.
Sul palco Curino è affiancata da Beatrice Marzorati, la
controparte nativa digitale, che naviga senza problemi nel grande mare di
Internet, ne conosce i meccanismi, che sfrutta al meglio, ma anche le insidie da
cui sa proteggersi. Molto interessante quindi l’interazione fra le generazioni
e le due prospettive nei confronti delle nuove tecnologie.
Come sempre Curino riesce a passare con disinvoltura da registri comici a toni più seri, fino a sfiorare anche momenti di pathos. La drammaturgia, scritta da Laura Curino con il contributo dei docenti del META, network del Politecnico di Milano, affronta una tematica carica di sfaccettature complesse, e vuole essere giustamente comprensibile a tutti, con un linguaggio semplice e a volte comico.
Molti e calorosi gli applausi per le due brave interpreti da
una sala gremita, per un ottimo esordio del Festival.
Curino parla dello spettacolo:
di Cristina Radi
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