In concomitanza con Arte Fiera di Bologna (27-30 gennaio
2017) si svolge da qualche anno Art City ovvero l’arte si sposta in città e per
un week end è tutto un’inaugurazione, una performance artistica e tante tante
tante… mostre. Come tutti gli anni io e le mie amiche, armate di cartina
(creata appositamente la ART CITY MAP) ci avventuriamo alla scoperta delle
mostreoff. Ci troviamo nel pomeriggio verso le 17, prepariamo il piano
d’attacco e poi via e testa bassa alla ricerca dei luoghi d’arte temporary.
Mostra Sequela - Opera di Julia Krahn ex Chiesa di San Mattia |
vasca presente all'interno dell'ex negozio Gavina |
Intanto sono arrivate le 19 e Bologna si anima sempre più di
persone curiose che passeggiano per le vie con la cartina di Art City in mano…
Noi ci dirigiamo verso l’ex Chiesa di San Mattia (in via s. Isaia),
una chiesa barocca ancora stupendamente affrescata e che ospita fino al 12
febbraio Sequela, la mostra di arte
contemporanea che mi ha veramente emozionato anche grazie al giovane curatore
Leonardo Regano, che ci ha seguito passo passo mentre visitavamo la mostra e ce
l’ha illustrata con molta passione. Sequela
è un progetto che nasce come riflessione laica sul senso del sacro nella vita
contemporanea e su come il rapporto con la spiritualità venga oggi vissuto e
raccontato dalle arti visive. Il titolo scelto, di derivazione evangelica, è
proposto in riferimento al testo di Bonhöffer (1937), riprendendo dal pensiero
del teologo tedesco la necessità di un approccio alla religione meno dogmatico
e più aderente alla rivelazione biblica. Tre generazioni d’artisti ci
raccontano il loro approccio alla spiritualità, in un viaggio verso il proprio
personale sacro. Protagonisti di Sequela
sono: Elizabeth Aro, Davide Benati, Mariella Bettineschi, Letizia Cariello,
Maria Cristina Carlini, Daniela Comani, Giulia Dall’Olio, Francesco Diluca,
Domenico Grenci, Gencay Kasapçi, Julia Krahn, Maria Lai, Maurizio Osti,
Elisabeth Scherffig, Fausta Squatriti, Bill Viola.
installazione di Julia Krahn |
D’impatto ed emozione le opere esposte, come la notte
stellata ricamata dalla grande Maria Lai, che al posto della cometa mette una
spiga di grano e come i video di grande effetto visivo di un’artista di fama
mondiale come Bill Viola. Ma è l’opera della tedesca Julia Krahn a colpirmi.
L’artista ha coperto le finestre enormi della chiesa con le coperte, color oro,
che si usano per proteggersi dall’ipotermia e che vediamo quotidianamente in
televisione e sulle foto nei giornali, perché sono quelle che si usano per
avvolgere i migranti, uomini, donne e bambini, appena sbarcati dalla barca o
gommone per proteggerli dal freddo. L’effetto è straniante l’oro delle coperte
luccica alla luce fioca, con cui è illuminata la chiesa. Da lontano sembra un
bellissimo gioco di luce poi ti avvicini e sotto le finestre coperte dai teli
vedi, in una cornice ovale, una piccola immagine, è una donna, è una mamma, è
una madonna con in braccio solo il telo color oro ma dentro il bambino non c’è.
Disseminate qua e là delle piccole barchette realizzate dall’artista sempre con
il materiale delle coperte. Il tutto accompagnato da una ninna nanna molto
malinconica del 1300 in tedesco in cui si racconta che il papà è in guerra, la
mamma è in un paese che sta bruciano…e il maggiolino non sa dove volare…
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