Primo giorno di un week end lungo, cosa facciamo?
Prendiamocela calma… ma poi qualcosa facciamo? Ho sentito dire che dalla
funivia di Robiei in cima alla Val Bavona, c’è una vista mozzafiato da quasi
2000 m di altitudine. Calzoni lunghi, scarponi, pile, giacche a vento… fuori è
caldo adesso ma a quella quota sarà freddo!!
Val Bavona |
Ok si parte: 50 minuti di macchina, strada abbastanza bella,
non curve di montagna; e dopo aver lasciato a Cevio la Valle Maggia arriviamo
fino a San Carlo, ultimo paese della Val Bavona, da lì c’è la funivia… lo
spiazzo della funivia è deserto, la funivia chiusa. Un cartello in due lingue
ci mette di fronte alla realtà: aperto da metà giugno ad ottobre… uffa ma
potevamo controllare prima! Intanto continua ad essere caldo e noi vestiti per
l’alta quota.
E adesso? Beh intanto andiamo a mangiare, l’unico ristorante
a San Carlo ha diverse cose in menù, ma la specialità è… polenta e brasato: che
originali!!
Chiediamo dove si possa fare un’escursione con i bambini. Al
ristorante sono molto gentili e ci indicano di andare a La Presa, il vecchio
paese di San Carlo a qualche centinaio di metri da lì con le case abbandonate
in mezzo al bosco, ma tutte rimesse a posto.
Con la macchina torniamo sulle strada verso la funivia, ma
dopo poche centinaia di metri, come ci avevano indicato, ecco il ponticello
sopra il fiume. Cominciamo ad inoltrarci nel bosco, Michele davanti con i suoi
3 anni e mezzo e i suoi scarponcini da montagna nuovi fiammanti, e noi tutti
dietro lo seguiamo su per il sentiero. Saliamo in mezzo al bosco per meno di 10
minuti, lungo il tragitto ci fermiamo ad osservare come cammina un bruco verde e
come una grossa formica si trascina dietro un bruco morto di dimensioni doppie
della sua.
Finalmente vediamo il campanile sbucare dietro alcuni alberi
e poi siamo nel vecchio paese, due cavalli al pascolo ci accolgono con occhi
curiosi. Una chiesa con un’edicola e solo poche case, ma tutte visitabili a patto
di richiudere la porta dietro di noi. In una in particolare viene spiegato il
lavoro di studio e di restauro dalle intemperie, alluvioni, frane, che c’è
stato per rimettere a posto questa minuscola testimonianza di come si viveva in
un’altra epoca, lontanissima dalla nostra.
Le case, tutte rigorosamente in sasso, sono di due o tre
piani, strette e lunghe. Leggiamo nei pannelli esplicativi che erano costruite
così perché occupassero il minor terreno possibile da sottrarre alla
coltivazione. Il piano interrato con pavimento quasi sterrato, solo poche
pietre a coprirlo, era la cantina, il deposito, sempre fresco e con soffitto a
botte. I piani successivi erano abitati e il calore andando in alto, li
scaldava meglio, poche e strette le aperture sull’esterno per non disperdere il
poco caldo dei focolari nei gelidi inverni, ma anche la luce penetra a fatica.
Le case sono datate 1400/1500, alcune anche precedenti, forse i materiali sono
stati recuperati da insediamenti ancora anteriori.
La chiesa del vecchio nucleo di San Carlo |
La semplicità di queste
abitazioni di sasso, ci mostra palesemente quanto poteva essere dura la vita a
quei tempi e in quei luoghi, così belli ma anche così inospitali soprattutto
nei lunghi mesi invernali.
Più in alto in cima al sentiero una fornace interrata per la
cottura della calce. Stiamo un po’ lì a goderci questa tranquillità per noi
cittadini e ci diciamo che in fondo anche se la funivia di Robiei è chiusa, la
giornata non è poi andata così male. A volte gli imprevisti servono proprio a
farci scoprire cose inaspettate e lontane dai sentieri battuti dai più.
La casa con i pannelli esplicativi del sito |
di Cristina Radi
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