lunedì 3 ottobre 2016

Spazi sospesi apre la stagione del Teatro San Materno

La stagione del Teatro San Materno, curata dalla coreografa Tiziana Arnaboldi, quest'anno è dedicata al tema della luce. Luce come mistero e come vita.
Tutti gli eventi in cartellone fino a dicembre saranno, poi, tappe di avvicinamento alla commemorazione dei 30 anni della morte di Charlotte Bara, la danzatrice per cui è stato pensato e costruito il Teatro San Materno, con appuntamenti molto interessanti in cartellone, che vedono anche protagonisti di grande richiamo come l'architetto Mario Botta o la giovane ma ormai nota danzatrice Chiara Frigo.
La danzatrice Eleonora Chiocchini 

Anche Spazi sospesi, nuova produzione della Compagnia Tiziana Arnaboldi, che ha aperto la stagione, è dedicata alla luce ma anche alla rappresentazione dello spazio, sopratutto spazio vuoto, che viene riempito da elementi impalpabili come luce e buio o da elementi molto concreti come corpi e oggetti meccanici.
Gli spazi sono delimitati attraverso confini sottili come fasci di luce o linee immaginarie, che uniscono i corpi al di qua e al là del palcoscenico, abbracciando anche la platea e tutti i corpi degli spettatori.
Tiziana Arnaboldi 

Infatti in questo spettacolo ad elementi così diafani come la luce, il buio, lo spazio, il vuoto, si contrappone il corpo, tanto corpo; il corpo dei bravissimi interpreti Eleonora Chiocchini e David Labanca, che creano ritmi con la regolarità di passi di corsa, respiri affannosi o con la cadenza amplificata di un semplice gesto come quello del pettinarsi.
Il rapporto uomo macchina è un altro dei temi dello spettacolo.

In scena con i danzatori infatti anche le macchine, ideate e realizzate dall'artista artigiano FranÇois Gendre. Sono macchine che ricordano la gestualità dell'essere vivente e non della robotica e per questo riescono ad interagire con i corpi dei danzatori, senza entrare nella contrapposizione, ma anzi avviando con loro un dialogo fatto di gestualità e movimento.



In prima linea sul palco un uccellino meccanico, che sembra voler delimitare proprio il confine fra l'essere e la meccanica.

Uccello simbolo di volo, di libertà, di spazi infiniti, e la danza è l'arte che più delle altre è vicina a questa sensazione, l'aspirazione al superamento del confine dei limiti umani proprio attraverso quello che abbiamo di più umano, il corpo.

Simpaticamente il pennuto interagisce con il danzatore, confrontandosi in maniera anche molto ironica. C'è infatti un'ironia di fondo e un senso di sospensione che pervade tutto lo spettacolo, proprio come ci accade di fronte a certe visioni di luce naturale che ci appaiono d'improvviso, regalandoci lo stupore.

di Cristina Radi

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