martedì 17 novembre 2020

Storia di un nonno e delle sue 5 nipoti

A volte sono le piccole storie a scrivere la grande Storia, di cui tutti noi facciamo parte. In questo periodo eccezionale, ecco il modo di un nonno speciale, per vivere e non solo sopravvivere durante la reclusione forzata.

Nello scrivere articoli di cronaca o recensioni uso la terza persona. Questa volta, nel raccontare la mia esperienza didattica di insegnante “on line”, o per meglio dire al telefono con il supporto del mio Mac uso la prima persona. La terza suona troppo pomposa e artificiale. L’insegnare è la mia professione. L’ho fatto per tutta la mia esistenza e in tutti gli ordini di scuola: dalle elementari all’università e sotto diversi cieli. Più tardi il giornalismo come passione, si è affiancato all’insegnamento.

La mia più significativa e gratificante esperienza, come docente, prima di quest’ultima, “Storia di una gabbianella e il gatto che le insegnò a volare”, era stato insegnare a fare la firma, a bordo di una nave passeggeri, ad un gruppo di pescatori sardi che, dall’isola di Sant’Antioco (Sardegna), si recavano a Chisimaio (Somalia) per la pesca del tonno. Al mio sbarco, a Massaua, sul Mar Rosso, i pescatori, contenti per aver appreso a far la firma, mi ricompensarono con una caciotta di pecorino sardo. Il regalo mi commosse e l’esperienza è restata indelebile nella mia memoria. Premetto che ho 5 nipotine dai 9 ai 14 anni, sono le figlie delle mie figlie, Fabienne e Ilaria, e abitano a Losone. Il manifestarsi della pandemia dovuta al coronavirus mi impediva di poterle incontrare. Da questa proibizione è nata la mia idea di fare una serie di lezioni individuali di lettura e commenti al telefono e con l’ausilio del computer. 


Il primo obiettivo è stato il trovare un libro di media lunghezza, non difficile lessicalmente, ma soprattutto piacevole e avvincente per la loro età. Facendo una ricerca, in questa ottica, ho trovato “La storia della gabbianella e il gatto che le insegnò a volare” del brillante narratore di favole lo scrittore cileno Luis Sepulveda. È un libro semplice nella struttura, splendido per la narrazione, a tratti commovente e profondamente umano. I suoi personaggi, gatti, uccelli, uno scimpanzé e un poeta, ben tratteggiati nelle loro caratteristiche sono molto simpatici. Era il libro che ci voleva per interessare e divertire un piccolo gruppo di lettrici, costrette dal corona virus a non andare a scuola e soprattutto a non poter incontrare i loro amici. Inoltre rappresentava anche un omaggio a Luis Sepulveda morto di coronavirus. Comperato il libro in pdf ne inviai una copia a ognuna delle lettrici: Emma e Mia anni 12, Eline 10 e Alissa 9. Dalla lettura della Gabbianella esclusi Lena 14 anni, con lei avrei fatto un corso di lettura e conversazione in inglese. Come poi feci e con profitto. Infatti, Lena, grazie anche in parte alle conversazioni telefoniche, ha preso il suo bel 6 alla fine dell’anno scolastico. Fatto tutti i preparativi e controllato il funzionamento dei computer e le delle linee telefoniche iniziai. Le lezioni si tenevano il mattino, in generale verso le dieci o le undici a rotazione poiché le allieve, non si alzavano più alle 7 per andare a scuola. Tutto era pronto per l’insegnamento a casa. Per le letture, ognuna utilizzava il proprio telefonino. Alissa e Eline, non avendone uno perché secondo le regole familiari, non hanno ancora l’età per averlo, usavano quello di casa o se lo facevano prestare dalle sorelle. Ogni lezione durava tra i 20 e 25 minuti tra il leggere e la comprensione. Erano momenti di scoperta, di gioia, di tristezza e di commozione legati a passaggi comici, drammatici o tristi della narrazione, ma anche al mio stato di salute. (Da circa nove mesi soffro di una dolorosa ernia del disco e sono recluso in casa). Diverse volte mi sono sentito dire: “Nonno, ci sei?” In quanto la mia voce era sparita affiochita dal sonno o soffocata dalla commozione. Basta. Mi accorgo che la mia narrazione sta assumendo toni da libro “Cuore” e ciò non va bene! Dopo due mesi abbiamo terminato la lettura della splendida favola. Poi, in linea con i miei principi didattici e alle mie fisse da insegnante, ho sottoposto le allieve ad un test a scelta multipla che tutte le allieve hanno fatto in modo eccellente.

Ora mi chiedo cosa ho imparato da questa esperienza didattico-tecnologica. Per non cadere nel patetico, riporto la frase finale del libro che Sepulveda fa “miagolare” a Zorba, il gatto nero che, con l’aiuto dei gatti del porto (quello di Amburgo) e di un poeta, fa sì che Fortunata, la gabbianella, voli. “…riesce a volare soltanto chi osa farlo”
di Augusto Orsi

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