mercoledì 5 dicembre 2018

Incontro con Paolo Grassi, apre a Losone to infinity Gallery

Una novità importante per il paese di Losone in Canton Ticino. A breve aprirà una nuova galleria d’arte dell’artista Paolo Grassi con sede in via Barchee 9 e con una mostra permanente delle sue opere. La galleria si chiamerà to infinity Gallery e si potrà visitare sempre, previo appuntamento con l’artista stesso.



Qualche tempo fa avevo incontrato Paolo Grassi in occasione di una sua esposizione personale al Museo Epper di Ascona.

In una mattinata di battente pioggia autunnale vado ad incontrare Paolo Grassi direttamente nella sua casa di Losone, che lui stesso ha curato in tutti i dettagli. La riconosco subito dalla sequenza numerica, che mi accoglie nel muro perimetrale. Mi offre un caffè su un tavolo fatto da lui con legno, giornali vecchi e sassi di fiume. Paolo comincia così a raccontarmi del suo iniziale percorso di grafico e della sua voglia di mettere in gioco la creatività, che è cresciuta soprattutto dopo che si era sperimentato nella costruzione della sua casa. La sperimentazione di materiali e tecniche però sentiva che non gli era sufficiente a soddisfare la sua voglia di creare: era alla ricerca di un’arte più concettuale, che desse un senso profondo e globale al suo fare arte. Un senso in cui ogni opera avesse un valore in sé, ma allo stesso tempo fosse parte di un tutto tendente all’infinito. Una concezione della propria arte come rappresentazione dell’universo.



Questa ricerca di senso gli ha creato una grande inquietudine per molto tempo, un leone ingabbiato nelle sue profondità. Poi durante una vacanza in Costa Azzurra, prendendo le distanze dal suo ambiente e dal suo lavoro, sulla spiaggia in un momento fra sogno e veglia, tutto gli è apparso chiaro: ogni sua opera doveva essere legata all’altra da un linguaggio comune universale e senza limiti. Così nel 2007 ha preso forma il progetto From 0 to infinity, con opere create da sequenze numeriche progressive a partire dal concetto di vuoto, lo 0, che viene così riempito di senso. Ogni sequenza è un’opera finita in sé, ma richiama alla potenzialità dell’illimitato. In questi più di 10 anni, le opere create sono state oltre 250 e la sequenza ha superato il 5000. Ci spostiamo poi al Museo Epper di Ascona, dove è allestita una sua mostra personale.

L'ingresso del Museo Epper, con la mostra di Grassi

Qui Grassi mi spiega anche che negli anni anche le tecniche e le forme da lui sperimentate sono cambiate, perché il suo è naturalmente un work in progress. L’ordine sequenziale permette di analizzare l’evoluzione del suo percorso artistico. È passato così dall’uso del plexiglass e di un’arte pittorica più orientata alle due dimensioni, per approdare alla scultura in bronzo e ferro con una netta predilezione per le linee curve e le forme sferiche. Di particolare interesse diverse opere dalla forma ovale. L’uovo è da sempre finito e infinito in coesistenza, rimando alla rigenerazione, alla rinascita, all’ossimoro della fragilità e durezza insieme, un microcosmo autarchico portatore di nuova vita.
Grassi mi parla con passione di tutte le fasi del suo lavoro nella creazione dell’opera, soprattutto in bronzo.

Paolo Grassi nella sua nuova galleria
La progettazione diventa per lui un processo lungo e laborioso, che è parte integrante dell’opera stessa, elaborata con modellini in cartone o calchi in cera o gesso. Nel suo percorso non è solo la meta che conta, il viaggio stesso è fondamentale. L’idea che ogni creazione sia costretta entro precise sequenze numeriche, lo ha spesso messo di fronte a limiti stringenti per la realizzazione; limiti che però sono diventati per lui occasione di espressione creativa, che un foglio bianco non gli avrebbe consentito. La totale libertà creativa può a volte essere più castrante di una gabbia, che ci si deve ingegnare per rendere arte.



Mi mostra poi un catalogo con le immagini di luoghi da lui stesso resi opere d’arte, attraverso la cifra delle sue cifre: pareti di case e uffici, gallerie d’arte e muri perimetrali, diventati vere e proprie installazioni artistiche e parti integranti del suo progetto sequenziale. Mi indica due opere in led e mi spiega che adesso sta sperimentando anche questa tecnica, mettendo accanto ai numeri anche testi con frasi a lui congeniali come lo slogan di Steve Jobs “siate affamati, siate folli”. È comprensibile il perché di questa scelta, li lega una comune attrazione per il connubio di arte e scienza, creatività, numeri e design.


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