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martedì 27 agosto 2024

Nel Castello di Canterville tra gotico e faceto, Festival di narrazione di Arzo 2024

Ritorno ad Arzo dopo un anno di pausa, accompagnata per la prima volta dal mio figlio undicenne. La formula anti-caldo di questa edizione del Festival di narrazione è “Interminabile è la notte”; prevede l’inizio degli spettacoli dalle 17.30 fino a tarda notte. Formula senz’altro azzeccata per chi abita nei dintorni, ma per chi come noi arriva dal Sopraceneri, in realtà risulta interminabile tornare a casa a notte fonda. In ogni caso come sempre le proposte valgono il viaggio e Arzo ci dà il benvenuto con i suoi cortili e il suo borgo storico. Freschi di una recente rilettura dei racconti di Oscar Wilde, scegliamo di vedere la trasposizione teatrale del Fantasma di Canterville dell’attrice salentina Angela De Gaetano con la regia di Tonio De Nitto, produzione Factory Compagnia Transadriatica. 

Angela De Gaetano scherza con il pubblico ad inizio spettacolo

La prova di questa straordinaria interprete non ci delude, anzi passiamo tutto il viaggio di ritorno a commentare l’ora di spettacolo. De Gaetano ci ha condotto in mezzo alle tetre brughiere della campagna inglese del diciannovesimo secolo, direttamente dentro il maniero dei Canterville. Gli ingredienti ci sono tutti, l’oscura atmosfera gotica è assicurata: la nebbia, un fantasma dagli onorevoli trascorsi di grande spaventatore, un’antica magione dotata di servitù, memoria storica delle antiche tradizioni familiari. È però un gotico che non riesce a nascondere tutta l’ironia di cui Wilde era capace. Da bravo inglese lo stesso Wilde si diverte a dileggiare la pratica linearità del pensiero americano e lo sguardo scanzonato della famiglia moderna, dove non c’è spazio per anticaglie come un fantasma vecchio di tre secoli. Largo al progresso! 



Il testo è tutto un intarsio di piani sovrastanti uno sull’altro, ma su tutti regna l’occhio disincantato dell’autore. De Gaetano, da brava narratrice, non tradisce il pensiero dell’autore, anzi l’ironica chiave rivelatrice è riproposta sul palco, rendendo i vari personaggi delle caricature definite con gesti scenici e battute, come nella migliore tradizione del teatro orale. L’unica che non risulta una macchietta è la protagonista Virginia, a cui sono affidati anche i momenti di pathos, proprio perché la sola veramente autentica e quindi portatrice anche di sentimenti veri come l’amore più forte della morte. L’adolescenza, solitamente tanto vituperata, qui è invece esaltata proprio per la sua diversità. Virginia, esattamente come il fantasma, è portatrice di un punto di vista altro e si contraddistingue per un modo di ragionare fuori dagli schemi. Solo attraverso uno sguardo nuovo, infatti, si può guardare con pietà e versare lacrime per un uxoricida, condannato per sempre dal suo stesso delitto. Con lei il fantasma può trovare un canale di comunicazione, per addivenire infine all’auspicata morte e alla pace eterna.


Sul palco ci si dimentica che Angela è sola: una giostra di personaggi si alternano e dialogano fra loro. La sua interpretazione, rivelatrice dell’amore per il testo, è potente e coinvolgente; ogni muscolo del suo corpo e soprattutto del suo viso, sembrano contribuire alla creazione della storia. Ne esce uno spettacolo corale, dove ci si spaventa, ci si commuove, ma soprattutto si sorride e si ride, dove tutto è soggetto ad un ribaltamento del senso comune: lo strano segue vie comprensibili e il pensiero codificato è il diverso. Oscar Wilde ne sarebbe certamente soddisfatto.

di Cristina Radi


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